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La ricetta di AIPB per rilanciare i private market

2/1/2021 | Redazione Private

Antonella Massari lancia l’allarme l’allarme: “Solo una minoranza di PMI è disposta ad aprirsi al mercato dei capitali di terzi, come dimostra anche la sottocapitalizzazione della Borsa"


“Il tema centrale è lo sviluppo di un'offerta adeguata. Ancora oggi l'Italia presenta caratteristiche culturali che non favoriscono lo sviluppo dei cosiddetti private market, che permetterebbero al risparmio privato di affluire agevolmente verso le attività produttive e le infrastrutture. Solo una minoranza di PMI è disposta ad aprirsi al mercato dei capitali di terzi, come dimostra anche la sottocapitalizzazione della Borsa. Dal lato dell'offerta le opportunità di investimento sono ancora troppo limitate”. Lo spiega Antonella Massari, segretario generale di AIPB, con un’intervista a L'Economia, l’inserto del Corriere della Sera. 

“A questo - continua il numero uno di AIPB - si aggiunge una ridotta presenza di professionalità esperte nella selezione e valutazione delle imprese, figure indispensabili per ridurre l'asimmetria informativa fra chi offre e chi richiede capitali. Sarebbe in questo senso auspicabile accelerare anche sul fronte della creazione di una definizione armonizzata a livello europeo della categoria intermedia di investitori semi professionali, basata sulla dimensione minima del portafoglio finanziario (superiore a 5oomila euro) e sul livello di servizio (consulenza finanziaria di portafoglio e/o gestione patrimoniale)”.

Con quali vantaggi? “Si stabilirebbero in tal modo le peculiarità della clientela private rispetto alla clientela cosiddetta retail, da cui la prima si differenzia per obiettivi e dinamiche di investimento. Inoltre, una categorizzazione di questo tipo servirebbe a rimuovere i limiti generati dall'applicazione dalla Mifid 2, che ha avuto molti meriti sul fronte della tutela dell'investitore retail, ma una serie di conseguenze negative per i clienti con patrimoni elevati in termini di limitato accesso al premio di illiquidita, di minore opportunità di diversificazione e decorrelazione, di scarso accesso ai benefici fiscali”.

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