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"L'impasse sui PIR? Poteva essere evitato con l'amministrato"

2/7/2019

A ConsulenTia 2019 si parla anche dell'incentivo fiscale per gli investimenti nell'economia reale: il viceministro Garavaglia annuncia nuovi strumenti per le infrastrutture. E Centemero: "Meglio i conti dei fondi"


L'impasse sui PIR non dipende solo dall'entrata in vigore delle nuove norme introdotte dal governo giallo-verde, ma anche dalle banche e dalle reti che hanno privilegiato l'utilizzo di questa "scatola" fiscale esclusivamente in prodotti chiavi in mano, cioè di risparmio gestito. Intervenendo a ConsulenTia 2019 Giulio Centemero (nella foto), capogruppo della Lega alla commissione Finanze della Camera, da una parte ha ricordato che la raccolta dei PIR è calata del 70% tra il 2017 e il 2018 e ha ammesso che le nuove norme, che impongono di destinare il 3,5% dell'attivo a imprese quotate sull'Aim Italia e un altro 3,5% a venture capital dedicati a pmi, possono impattare negativamente sulla raccolta dei piani individuali di investimento anche quest'anno. Insomma, il pasticcio è "colpa", in parte, del governo.

D'altra parte, però, Centemero (sul tema era intervenuto giorni fa a un convegno di Bper) si è tolto qualche sassolino dalla scarpa, ricordando alla platea di consulenti finanziari che il formato PIR più diffuso nei primi due anni di esistenza di queste soluzioni di investimento è stato quello del fondo comune di investimento, seguito dalla polizza a contenuto finanziario (multi ramo o unit linked). "Il PIR, invece, può assumere la veste anche di conto titoli, una forma con cui probabilmente è più facile costruire portafogli che siano conformi alle nuove regole" ha detto Centemero aggiungendo, con toni polemici (ma pacati), che "in Italia oggi si conta solo una SIM (directa SIM, ndr) che offre questo tipo di soluzione".

Poco prima dell'intervento di Centemero, Massimo Garavaglia, viceministro all'Economia, sempre davanti alla platea di ConsulenTia ha detto che "l'impiego (dei fondi PIR, ndr) non è stato efficace", anche se "riteniamo che tali prodotti siano una modalità ulteriore di stimolare il risparmio". "Oltre a questo, tuttavia, serve dare una prospettiva di tranquillità" ha proseguito Garavaglia, aggiungendo che, come è noto, il Governo "sta studiando l'introduzione di PIR per le infrastrutture" nell'ottica di rilanciare gli investimenti pubblici. Un annuncio che però stride con lo stop alla Tav chiesto in questi giorni dai colleghi di governo del M5S.

La questione dei PIR, infine, è stata per Maurizio Bufi, presidente di Anasf, un'occasione per punzecchiare il mondo delle mandanti. Bufi ha detto che le reti hanno spinto molto per la vendita di questi prodotti che "avrebbero dovuto essere consigliati all'interno di un processo di consulenza" e non semplicemente collocati per spingere la raccolta (e quindi i ricavi). Nel suo discorso, che si è tenuto nella seconda giornata della kermesse, organizzata come di consueto a Roma, il presidente della principale associazione dei consulenti finanziari in Italia ha chiesto a banche e SIM di retrocedere una quota più consistente dei ricavi ai consulenti, che (forse non a caso) sono stati i più colpiti dalla compressione dei margini negli ultimi anni.

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