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Bufi (Anasf): "Nessuno tocchi Presidente e Direttore Generale"

6/29/2020

Il presidente uscente dell'Associazione, nella Relazione introduttiva dell'XI Congresso Nazionale lancia le sue ultime stoccate. Nel mirino finiscono alcune proposte presenti sul tavolo dei delegati e gli stessi intermediari.


Nessuno tocchi presidente e direttore generale. È questo il grande appello che emerge dalla relazione del presidente uscente Anasf, Maurizio Bufi che lascia l’incarico dopo 9 anni e due mandati e con la serenità di chi non si è presentato alle elezioni come possibile delegato. Una posizione che lo mette in condizione di esprimere in maniera ancora più diretta del solito le proprie opinioni. E il discorso di apertura dell’XI Congresso Nazionale Anasf, in corso in questi giorni "a distanza"non lascia spazio a interpretazioni su quelle che, a detta di Bufi, devono essere i punti cardine dell’associazione. Quali sono questi punti cardine? La chiarezza dei singoli ruoli all’interno dell’associazione, una politica di comunicazione ben definita, un costante impegno a livello istituzionale. 

 

Le riflessioni sui ruoli dell’associazione aprono il discorso di Maurizio Bufi che non si perde, all’inizio, in convenevoli e va dritto al cuore della struttura di Anasf: “Lo statuto attribuisce  un ruolo preminente al Comitato Esecutivo, con alla guida il Presidente. Al Presidente viene riconosciuta la rappresentanza dell’associazione o meglio, come ho sempre amato evidenziare nel corso dei miei mandati, della rappresentanza della politica associativa così come si determina al Congresso. Alcuni ritengono che sia opportuno dare rappresentanza anche ai membri del Comitato Esecutivo. Io credo che si rischia di perdere efficacia in termini di rappresentanza verso l’esterno sminuendo il ruolo del Presidente che deve rimanere interprete e garante dell’unità associativa”, ha subito chiarito Bufi, che ha senza esitazione definito il valore del Direttore Generale.

 

“Lo statuto dell’Associazione assegna al Direttore Generale incarichi chiari che conferiscono anche un ruolo politico. Per questo è fondamentale porre la massima attenzione sul valore e sulle mansioni del Direttore Generale per non rischiare di depotenziare un ruolo che per sua stessa natura è ampio e articolato” spiega Bufi che invita in maniera implicita l’attuale congresso nazionale a non sminuire i vari ruoli creando una collegialità estrema che potrebbe, a detta di Bufi, rendere Anasf meno pungente a livello istituzionale.

 

Per questo il presidente uscente, da un lato, auspica che si innalzino i paletti di incompatibilità che oggi caratterizzano i membri del Consiglio Nazionale, vero “cuore democratico” di Anasf.: “rendiamo più alto possibile il principio di incompatibilità per dare spazio al maggior numero di soggetti possibile. Ricoprire più ruoli contemporaneamente non porta benefici all’associazione”, chiosa Bufi.

 

Un Bufi che mostra le idee chiare anche sui rapporti con le “partecipate”: OCF, Efpa, Enasarco. In questo ambito Bufi ritiene che sia importante affidarsi alla voce del Presidente in coerenza con il principio di rappresentanza indicato in precedenza, con una sola eccezione, Enasarco. Su questo fronte Bufi auspica che "Anasf fughi ogni dubbio sulla linea da seguire e metta da parte tutti  i personalismi con sono ora d'aiuto alla causa Enasarco".

 

Chiusa la parentesi sul tema Statuto e Organi Sociali, Maurizio Bufi sottolinea il “grande lavoro” svolto nel corso dei suoi nove anni di mandato in tema di comunicazione. Un lavoro che ha visto il suo cuore nel successo di Consulentia che, a detta del presidente uscente, deve essere salvaguardata e ulteriormente sviluppata.

 

Mentre sul tema istituzionale Bufi ha toccato tanti aspetti. Tra questi spicca l’invito a eliminare il termine “abilitati all’offerta fuori sede” dalla definizione istituzionale dei consulenti finanziari, ormai “troppo restrittivo come termine”, chiarisce Bufi che conclude con una “stoccata” agli intermediari.

 

“Il rapporto con gli intermediari è stato costellato da luci e ombre e purtroppo non siamo giunti a una costituzione di vere e proprie relazioni industriali”, spiega Bufi. “Per superare le lacune che il mercato italiano ancora presenta abbiamo proposto un contratto europeo di consulenza, nella speranza di arrivare ad un accordo quadro, vista l’evoluzione dell’attività. Questa attività non può rimanere ancorata a modelli degli anni Ottanta con rapporti tra singoli. Serve un rapporto contrattuale più moderno. Dagli intermediari servono più fatti”. 

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