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Serve una "Casa della Consulenza" senza pregiudizi

7/23/2015 | Massimo Scolari - Presidente di Ascosim

Ascosim commenta l'intervento di Maurizio Bufi (Anasf): "la visione è in netto contrasto con la normativa del nostro settore: si badi che non mi riferisco alla nuova Direttiva Mifid2, ma alla normativa vigente Mifid1".


Oggi è stato pubblicata una lettera di Maurizio Bufi (presidente Anasf) al Direttore di Advisoronline dal titolo "Senza consulenti (ex-promotori) la consulenza è "parziale"". La lettera prende spunto dall'editoriale pubblicato dal Direttore di Advisoronline, Francesco D'Arco, l'11 luglio "I mille volti della consulenza finanziaria".

 

In genere non amo partecipare a questa tipologia di dibattiti; tuttavia alcune considerazioni contenute nella lettera di Bufi mi obbligano, in qualità di rappresentante di Ascosim, Associazione delle società di consulenza finanziaria, ad una risposta. 

 

Cito testualmente il passaggio contenuto nella lettera del presidente Anasf:

"Messo così un po' di ordine nel settore, quello che occorre distinguere, anche alla luce della Mifid 2 ed ai delicati passaggi di recepimento che verranno adottati in Italia, è invece la sostanziale maggior valenza riconducibile al "modello consulenti (ex-promotori)" che coniuga allo stesso tempo l'attività di consulenza, nel più ampio quadro del regime di adeguatezza del servizio, a quella di collocamento e di attività di assistenza e monitoraggio. Attività di consulenza prestata per conto dell'intermediario abilitato, sia nella forma "non indipendente" sia in quella "indipendente" (secondo la definizione adottata dalla citata direttiva comunitaria). Altri soggetti, che svolgono l'attività di consulenza a parcella con divieto al collocamento, si connotano dunque per una modalità di prestazione del servizio, che possiamo definire "parziale"".

 

La visione sottesa a questa affermazione è che il servizio di consulenza finanziaria, se prestato in assenza di collocamento, ossia di distribuzione di prodotti finanziari, sarebbe "parziale". L'aggettivo "parziale" è da intendersi, se capisco bene, come "incompleto", rispetto alla "maggiore valenza riconducibile al modello consulenti (ex-promotori)" nel quale il servizio di consulenza è abbinato all'attività di collocamento.

 

Tale visione è in netto contrasto con la normativa del nostro settore: si badi che non mi riferisco alla nuova Direttiva Mifid2, ma alla normativa vigente Mifid1 che dal 2004 ha sancito che il servizio di consulenza in materia di investimenti è un servizio di investimento del tutto autonomo, regolamentato e riservato ai soggetti autorizzati. Stupisce quindi che, dopo ben 11 anni dalla Direttiva Mifid1, si sollevi un giudizio di "parzialità" o di incompletezza di un servizio di investimento. 

 

Ma se vogliamo proprio metterci a discutere sui temi di parzialità e completezza, è forse da ribaltare l'osservazione di Bufi che si dovrebbe chiedere se è conforme alla normativa vigente la prestazione del servizio di collocamento in assenza di un contratto di consulenza e della relativa valutazione di adeguatezza. Già nel 2007, in epoca di applicazione della Direttiva Mifid1 in Italia, la Consob aveva espresso forti dubbi al riguardo. 

 

C'è inoltre una seconda considerazione ancora più sostanziale: la consulenza agli investimenti trova un elemento di valore proprio dalla separazione da ogni attività di vendita di prodotti finanziari, e dagli inevitabili conflitti di interesse che ne derivano.

 

La nuova Direttiva Mifid2, che disciplina in modo chiaro la modalità di consulenza su base indipendente, va esattamente in questa direzione. Non abbiamo mai espresso, e non si intende farlo in futuro, valutazioni a priori basate su una supporta superiorità di un singolo modello di prestazione del servizio di consulenza. È auspicabile che nella istituenda "casa della consulenza" ci si astenga da formulare giudizi negativi sulle modalità di servizio adottate dai diversi soggetti "ospitati".

 

È preferibile, invece, che la giusta affermazione della propria identità si fondi sulla valorizzazione del proprio operato anziché su valutazioni sommarie del lavoro svolto da altri.

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