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Fondi, positiva la raccolta non la performance dei clienti

5/7/2016 | Massimo Scolari - Ascosim

È necessario associare alla qualità dei prodotti e delle strategie di investimento una corretta politica di allocazione degli investimenti.


Il 2015 è stato un anno molto positivo per la crescita del risparmio gestito in Italia. La raccolta complessiva è stata pari alla cifra record di 141 miliardi, di cui 94 miliardi nei Fondi Comuni di Investimento e 46 miliardi nei mandati di gestione. I positivi risultati del 2015 fanno seguito ad un andamento favorevole anche nei due anni precedenti. Complessivamente nel triennio sono affluiti al settore più di 300 miliardi.

 

La quota del risparmio delle famiglie investita negli strumenti del risparmio gestito si è così accresciuta superando la soglia del 10% sul totale delle attività finanziarie (dal 7,3% nel 2012). Le motivazioni che stanno alla base del ritrovato interesse nei confronti dei Fondi di Investimento sono riconducibili al positivo andamento dei mercati azionari, almeno fino alla primavera del 2015, e alla forte riduzione dei rendimenti degli investimenti obbligazionari (titoli governativi, obbligazioni bancarie) i cui rendimenti si sono portati, per vaste aree di mercato, a valori negativi.

 

Il peso sul totale del risparmio delle famiglie degli investimenti in strumenti obbligazionari si è quasi dimezzato rispetto ai valori del 2012, passando dal 19,2% all’attuale 10,8%, riducendo così il notevole divario che si osservava rispetto alla composizione prevalente negli altri paesi europei. Il riequilibrio del portafoglio complessivo delle famiglie italiane e la maggiore partecipazione al mercato finanziario è da salutare positivamente.

 

Tuttavia, se allarghiamo lo sguardo ad un orizzonte più ampio, esaminando le tendenze di più lungo termine, si può osservare che l’attuale consistenza dei Fondi di Investimento (come quota del risparmio complessivo) risulta ancora su valori inferiori rispetto a dieci anni fa quando, prima dell’inizio della crisi finanziaria, rappresentavano l’11% delle attività finanziarie delle famiglie. La crisi finanziaria del 2007-2008 ed il conseguente andamento negativo dei mercati azionari, aveva determinato una forte flessione della raccolta degli strumenti di risparmio gestito nel biennio 2008-2009 (-280 miliardi).

 

I risparmiatori avevano quindi fortemente ridotto la partecipazione proprio nei momenti di crisi per tornare in questi ultimi due anni ad accrescere gli investimenti in una fase di crescita dei mercati. La raccolta dei Fondi, pur se quantitativamente positiva e significativa, appare quindi fortemente correlata all’andamento dei mercati azionari, dimostrando una potenziale fragilità che, in un eventuale contesto negativo, potrebbe determinare nuovamente un arretramento. La prociclicità della raccolta dei fondi, ossia la tendenza ad accrescere gli investimenti nelle fasi di rialzo e a ridurre le posizione nelle fasi di crisi, non è un fenomeno solo italiano e viene studiato ed osservato anche nei mercati più maturi.

 

Negli Stati Uniti, per esempio, grazie allo uno studio Morningstar Investor Returns che confronta le performance decennali dei Fondi di Investimento americani con i rendimenti effettivamente conseguiti dagli investitori, si stima che l’effetto dei flussi di investimento e di disinvestimento da parte degli investitori abbia portato ad una perdita di valore nella misura del 2,49% annuo: mentre i rendimenti medi dei Fondi sono stati pari al 7,3% nei dieci anni precedenti il 31 dicembre 2013, il risultato per i clienti si ridurrebbe al 4,81%. Al fine di conseguire una crescita positiva e sostenibile nel tempo l’industria finanziaria ha quindi la necessità di associare alla qualità dei prodotti e delle strategie di investimento una corretta politica di allocazione degli investimenti della propria clientela al fine di non dispendere, a causa dei comportamenti emotivi della clientela, una buona parte del valore aggiunto nei prodotti di investimento. Una maggiore diffusione ed un aumento della qualità della consulenza finanziaria presso la clientela si pone quindi come uno strumento indispensabile della catena del valore nella gestione degli investimenti delle famiglie.

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