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"Offerta fuori sede: inutili gli allarmismi su SCF e fee-only"

6/9/2017

Massimo Scolari, presidente Ascosim, risponde ad Assoreti e Anasf contrarie all'inserimento dell'articolo 30bis nel testo del decreto di attuazione della MiFID II in esame al Parlamento


L’iter in Commissione Finanze di Palazzo Madama del decreto legislativo di attuazione della MiFID II (direttiva 2014/65/UE) sembra essere più lungo del previsto. Il termine per l’approvazione alle Commissioni Finanza di Camera e Senato con ogni probabilità slitterà di almeno un paio di settimane. Intanto prosegue il dibattito tra le associazioni sulle novità inserite nel testo. In particolare, la possibilità per i fee only e le SCF di prestare il servizio fuori sede (articolo 30 bis del decreto) ha sollevato alcune perplessità dalle associazioni che rappresentano il mondo degli ex promotori (ora consulenti abilitati all’offerta fuori sede).

In una recente intervista pubblicata su AdvisorOnline.it, il segretario di Assoreti Marco Tafanelli ha detto che l’offerta fuori sede è “controproducente per gli autonomi”. Un’affermazione che non è andata già a Massimo Scolari (nella foto), presidente di Ascosim, associazione delle società di consulenza finanziaria su base indipendente. Che ora si toglie qualche sassolino dalla scarpa. 

Presidente, immagino che abbia fatto un salto sulla sedia leggendo le affermazioni di Assoreti, secondo cui l’offerta fuori sede sarebbe controproducente per i fee-only. Affermazioni che, tra l'altro, hanno trovato il consenso dell'Anasf. Basta leggere un recente tweet del presidente Maurizio Bufi, secondo cui, inoltre, c'è anche un problema di vigilanza.
È difficile non rimanere perplessi di fronte alle ultime affermazioni delle associazioni che rappresentano le reti e i consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede. Affermazioni che, credo, portino ormai la discussione in un vicolo cieco. Perché il problema dell’articolo 30bis non sussiste e, in verità, la cosa è più semplice di quello che si vuole far apparire: a mio avviso suonare un campanello d'allarme per la vecchietta che rischia di essere truffata o delineare scenari da Far West è controproducente per tutti.

Il segretario di Assoreti eppure ha detto che "per i consulenti autonomi non è assolutamente necessario prevedere norme distoniche e che in gioco non c'è la libera concorrenza, già garantita, ma la tutela del risparmiatore finale". 
È proprio il contrario: in questo modo si continua a mettere dei paletti alla libera concorrenza, perché si limita di fatto la consulenza indipendente che la MiFID II invece introduce proprio per accrescere la protezione degli investitori. Non solo: prevedere l'obbligo di firmare il contratto di consulenza presso la sede ostacola in modo grave anche lo sviluppo in Italia di servizi digitali Fintech impedendo quindi di mettere al servizio dei clienti gli approcci più innovativi. Come ha ricordato Assoreti, l’architettura della disciplina dell'offerta fuori sede è riuscita a tutelare adeguatamente i risparmiatori. Sono d’accordo che al primo posto va sempre posta la tutela del risparmiatore: tuttavia ora si sta discutendo una norma che accresce la protezione degli investitori mediante una maggiore concorrenza tra operatori. Ciò fa apparire certi interventi come un sofisma, un tentativo di distogliere l’attenzione del legislatore da quello che è il vero tema della direttiva. Ma il punto, e mi preme dirlo, è davvero un altro.

Ecco, dunque: qual è il vero tema della MiFID 2 secondo Ascosim?
Le due associazioni che rappresentano il mondo dei CF purtroppo vedono promotori dappertutto, quando in verità stiamo parlando di un altro mestiere. La nostra professione, quella del consulente autonomo e delle società di consulenza fee-only, non è la stessa del consulente abilitato all’offerta fuori sede, anche se appropriandosi della nostra denominazione, i promotori vorrebbero far credere ai clienti che siano la stessa cosa. Noi, e lo ripeto a caratteri cubitali, non collochiamo prodotti, come intende far credere Assoreti, ma offriamo solo un servizio di pianificazione e consulenza. I prodotti poi il cliente se li va a comprare dove vuole: in banca, dal promotore o sul web.

Chi teme allora l’ingresso delle SCF e dei fee-only sul mercato del gestito?
Insisto, mi scusi, su questo punto: in Italia non si è capito, o forse non si vuole capire, cosa sia e cosa faccia il consulente indipendente. Siamo professionisti pagati a parcella per la prestazione di un servizio di consulenza in materia di investimenti, proprio come fanno, nei loro rispettivi campi, gli avvocati, i commercialisti, i medici, gli architetti e gli ingegneri. Non siamo promotori che, facendo soprattutto attività di collocamento e in modo parziale consulenza su una gamma ristretta di prodotti, cioè quelli di casa e quelli di case terze che hanno accordi commerciali con la mandante, sono costretti per ogni prodotto a far firmare il cliente e vivono con questa ossessione, perché sono retribuiti in gran parte con i rebates. La nostra è una prestazione di durata: il cliente con noi firma una sola volta e poi concorda la modalità di erogazione del servizio e di pagamento. Non capisco, quindi, tutto questo accanimento per impedirci di andare a trovare i nostri clienti direttamente nei loro uffici, come fanno altri professionisti.

Perché dice che il mestiere del consulente indipendente non è "compreso" in Italia?
Il punto è che non c’è dialogo in ambito istituzionale. Per carità, anche se la penso diversamente da loro, Assoreti e Anasf fanno il loro lavoro e i loro rappresentanti sono persone che, a livello personale, godono della mia stima. Quello che mi fa rimanere ancora più perplesso, invece, non è tanto il lavoro di lobbying delle due associazioni del mondo dei promotori, ma un certo atteggiamento di OCF, che, in quanto authority, dovrebbe essere super-partes. Quando c’era da discutere la denominazione degli iscritti all’albo, non siamo stati consultati. Risultato? Una categoria di professionisti, tra l'altro nostri concorrenti sul campo dei servizi di consulenza, si è appropriata del nostro nome.

Il decreto è ancora all'esame dei due rami del Parlamento. Siete stati consultati?
Ora che c’è da discutere l’estensione dell’autorizzazione all’offerta fuori sede, ancora una volta siamo stati esclusi dai tavoli che contano. Eppure, anche se siamo numericamente inferiori, apparteniamo tutti al medesimo albo che è detto la Casa della consulenza; un albo che ci ha consultato solo quando è emerso il tema della vigilanza, perché volevano capire che tipo di animali siamo. Negli ultimi mesi ho trovato molte più aperture verso il nostro mondo da parte della Consob e del Mef che all'interno del nostro albo di appartenenza. Per questo auspico che siano attivati presto canali di dialogo per evitare in futuro ulteriori misunderstanding. Anche se gli ultimi sviluppi tendono ad avvalorare una certa mia visione pessimistica della realtà.

Ci dica presidente.
Sembra quasi che il disegno di una parte dell’industria sia quello di dare un colpo al cerchio e uno alla botte: da una prete si vuole far credere a Bruxelles che anche il nostro paese abbia recepito in pieno la nuova direttiva; dall’altra si vuole mantenere lo status quo, evitando di mettere a disposizione dei clienti la consulenza su base indipendente e chiudendo l’orticello ai nuovi soggetti. Così, però, si uccide il neonato quando ancora è nella culla.

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