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"OCF: nella governance facciamo come gli americani"

11/22/2017 | Massimo Morici

Massimo Scolari (Ascosim): "Oltreoceano il board è composto in maggioranza da public members, mentre i rappresentanti dell'industria sono suddivisi equamente tra piccole, medie e grandi"


Stabilito la road map per l'entrata in funzione delle sezioni dedicate agli autonomi e alle Scf dell’albo unico (dovrà essere operativo entro l’autunno del prossimo anno),  il mondo delle associazioni di categoria si sta preparando ad affrontare la delicatissima questione della revisione dello statuto Ocf e della governance. "Abbiamo appreso con soddisfazione l’approvazione in Senato dell’emendamento che fissa ad ottobre 2018 la partenza dell’albo unico dei consulenti finanziari. In questi mesi l’Organismo di vigilanza e tenuta dell’albo è chiamato ad un forte impegno per la definizione delle procedure e dell’organizzazione secondo le linee che saranno indicate dal Regolamento Intermediari che la Consob, terminata la fase di consultazione, dovrà emanare" spiega ad AdvisorOnline.it Massimo Scolari (nella foto), presidente di Ascosim.

Uno degli aspetti più importanti, infatti, sarà la revisione dello Statuto dell’Ocf e della riformulazione della governance che dovrà tenere conto dell’ampliamento alle categorie dei consulenti finanziari autonomi e delle società di consulenza finanziaria che, come prevede il Regolamento Consob, dovranno essere adeguatamente rappresentate negli organi dell’Ocf. “Il nuovo albo unico dei consulenti rappresenta un’ innovazione importante nel settore della consulenza finanziaria italiana. Negli altri principali paesi europei, salvo la Svizzera, la tenuta del Registro dei consulenti finanziari e la supervisione sul settore è affidata alle autorità di vigilanza” prosegue Scolari.

L’Italia si propone, quindi, come il primo paese Ue nel quale si adotta un modello più evoluto nel quale i diversi attori del mercato vengono chiamati alla collaborazione per garantire uno sviluppo ordinato della consulenza in materia di investimenti. Fuori dalla Ue non mancano, però, modelli di governance che garantiscono l'indipendenza del Regolatore e un giusto equilibrio nella rappresentatività di tutti gli attori presenti sul mercato. È il caso, secondo Scolari, degli Stati Uniti d’America.

“Oltreoceano abbiamo l’esperienza più importante ed organizzata: Finra, che sta per Financial Industry Regulatory Authority, è un ente non governativo che si occupa di regolamentazione e vigilanza dei consulenti finanziari. La governance di Finra è assicurata da un board composto in maggioranza, 13 su 24, da public members, cioè da docenti di prestigiose università ed esponenti qualificati, e indipendenti e, in minoranza, da industry members, che sono 10 su 24. È da sottolineare che i posti assegnati agli industry members sono suddivisi equamente tra piccole, medie e grandi società” conclude Scolari.

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