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Risparmio gestito, un 2020 sulle montagne russe

12/28/2020

Dopo un primo trimestre in profondo rosso a causa della pandemia, la raccolta dell'industria ha ripreso la sua corsa nel resto dell'anno. I dati Assogestioni


Un primo trimestre segnato dal Covid, con un crollo della raccolta, a cui sono seguiti due trimestri col vento in poppa che hanno cancellato l’impatto negativo della pandemia, come se non fosse mai esistita. E’ questa la fotografia del risparmio gestito in Italia che emerge dai report trimestrali elaborati dall’Ufficio Studi di Assogestioni. Rivediamone le principali evidenze.

 

Alla fine del primo trimestre 2020 il bilancio per l’industria dell’asset management è stato pesantemente negativo, sia sul fronte del patrimonio, sia per quanto riguarda la raccolta. Il conto è stato pesante soprattutto per le masse dei fondi aperti e le GP retail. Secondo le elaborazioni di AdvisorOnline dei dati disponibili sul Cubo Assogestioni il settore in Italia ha dovuto fare i conti con un calo delle masse complessive di oltre 7 punti percentuali in soli tre mesi: alla fine del 2019 gli asset under management totali erano pari a 2.307 miliardi di euro, a fine marzo le masse erano scese a quota 2.140 miliardi (-167 miliardi).

  

La frenata maggiore, in termini percentuali, ha riguardato i fondi aperti, che in tre mesi hanno registrato una battuta d’arresto di oltre 10,5 punti percentuali con un calo delle masse di circa 113 miliardi: a fine marzo questi strumenti gestivano asset per oltre 958 miliardi contro i 1.072 di dicembre 2019. 

 

Il secondo trimestre ha raccontato una storia completamente differente. Grazie a una raccolta netta superiore agli 11,3 miliardi di euro nel periodo aprile-giugno l’industria del risparmio gestito ha di fatto cancellato gli effetti negativi legati alla pandemia.

Secondo i dati di Assogestioni, il saldo netto da inizio anno, infatti, si è ridotto drasticamente da -12 miliardi di fine marzo ad appena -735 milioni a fine giugno, grazie alla raccolta portata a termine dalle Sgr sulle gestioni collettive (+16,2 miliardi). La quasi totalità dei flussi ha riguardato fondi aperti armonizzati Ucits mentre verso i fondi chiusi sono arrivati 1,3 miliardi di nuovi flussi netti.

La raccolta netta dei fondi aperti nel trimestre si è attestata a 14,8 miliardi, e la maggior parte dei flussi sono stati intercettati da fondi di diritto estero (15,28 miliardi). A livello di asset class, gli investitori hanno favorito gli investimenti azionari, verso i quali i flussi netti sono stati pari a 8,5 miliardi. Al secondo posto si sono posizionati i fondi monetari (+4,2 miliardi), seguiti dagli obbligazionari (+2,9 miliardi) e i bilanciati (+1,1 miliardi). Al giro di boa del 2020 le preferenze degli investitori sono tuttavia ancora orientate al breve termine: la categoria più gettonata si conferma quella dei monetari (12,45 miliardi). Gli azionari, dopo la fuga del primo trimestre, tornano con un saldo positivo per 2,5 miliardi.

 

Il terzo trimestre ha visto un’ulteriore accelerazione della raccolta, che si è attestata a 15,1 miliardi di euro in forte aumento rispetto a quella del secondo trimestre, e grazie alla quale il saldo da inizio anno è tornato in territorio positivo, a 14,4 miliardi, mentre il patrimonio gestito ha messo a segno un nuovo record storico, a 2.336 miliardi di euro. Nel terzo trimestre, le gestioni collettive, hanno segnato una raccolta di quasi 10,4 miliardi di euro. All'interno della categoria, i fondi aperti hanno registrato flussi netti pari a 9,7 miliardi di euro mentre quelli chiusi hanno visto investimenti netti per 723 milioni. Le gestioni di portafoglio hanno raccolto poco più di 4,7 miliardi.

Scendendo ancora di più nel dettaglio della raccolta dei fondi aperti, quelli di lungo termine hanno visto afflussi per 9,1 miliardi. Gli investitori, a livello delle singole asset class, sono tornati a privilegiare i fondi azionari nei quali si sono riversati investimenti per quasi 6 miliardi. Gli obbligazionari hanno raccolto 6,8 miliardi, mentre i monetari hanno chiuso a più 478 milioni. Male i flessibili a meno 4,6 miliardi, così come gli hedge (-37 milioni). Complessivamente, anche nel terzo trimestre, i flussi si sono indirizzati esclusivamente sui fondi di diritto estero, che hanno raccolto circa 12 miliardi di euro mentre per i fondi di diritto italiano sono prevalsi i deflussi (-2,3 miliardi).

 

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