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ESMA spiega la strategia che adotterà per gli investitori retail

9/17/2021 | Daniele Riosa

L’executive director Natasha Cazenave sottolinea che che l’autorità “vuole creare un contesto in cui gli investitori possano investire in modo sicuro e protetto. L’obiettivo è che vi sia un trattamento uguale per tutti con un abbassamento dei costi, un’architettura più chiara in considerazione degli sviluppi tecnologici”


L’11maggio la Commissione Europea ha pubblicato una consultazione per la definizione di una strategia per gli investimenti al dettaglio che intende completare nella prima metà del 2022. L'obiettivo della Commissione è quello di garantire che il quadro giuridico sia adatto al profilo e alle esigenze dei consumatori, contribuisca a garantire migliori risultati, aumenti la fiducia degli investitori e ne rafforzi la partecipazione ai mercati dei capitali. In questa prospettiva, la consultazione affronta in modo trasversale, tra gli altri, il tema dell’alfabetizzazione finanziaria, della digitalizzazione, dei requisiti di trasparenza, delle categorie di investitori, della disciplina sugli incentivi e sulla qualità della consulenza. Durante la conferenza organizzata da Assogestioni ‘Quale strategia europea per gli investitori retail?’ è intervenuta Natasha Cazenave, executive director ESMA. Vediamo di seguito alcuni stralci del suo intervento preceduto da un’introduzione di Fabio Galli.

Il direttore generale di Assogestioni, aprendo i lavori, sottolinea che “a volte non siamo consapevoli del ruolo che l’industria può avere lavorando col regolatore, e di quanto possiamo contribuire alla costruzione delle norme. E’ quindi fondamentale avere una relazione che porti a costruire insieme la normativa, ovviamente c’è la responsabilità finale del regolatore di prendere delle decisioni, ma noi come industria possiamo contribuire a far comprendere al regolatore quali sono gli impatti concreti di questa normativa”.

Natasha Cazenave, executive director ESMA, illustra la strategia europea che l’Autorità sta mettendo in atto per gli investitori retail, focalizzata sulla protezione degli investitori.

“La Commissione Europea – argomenta - vuole pubblicare questa strategia per gli investitori al dettaglio e ESMA è favore di questa iniziatica. Per questo siamo pronti a contribuire alla partecipazione al mercato dei capitali a questo tipo di investitore assicurando loro, nello stesso tempo, i benefici in termini di protezione e sicurezza. Vogliamo maggiore partecipazione delle famiglie per lo sviluppo dei mercati dei capitali, vogliamo più partecipazione dei reatil, anche attraverso la digitalizzazione, vogliamo anche avere una migliore piattaforma e una maggiore domanda di prodotti sostenibili. Siamo consapevoli che la protezione può essere sostenibile solo se c’è attenzione per questo tipo di investitori. Il nostro settore ha un ruolo chiave per offrire prodotti che rispondano ai bisogni delle famiglie europee e per fornire loro informazioni rilevanti per decidere in modo ponderato soprattutto in alcuni ambiti: i costi e la performance dei fondi, la distribuzione dei prodotti e tutto ciò che riguarda gli investimenti in ambito ESG”.

Cazevane rileva che “il costo totale di un fondo non è lo stesso per tutti ed è un aspetto chiave per considerare la partecipazione dell’investitore retail nel mercato dei capitali. Il report stilato da ESMA sull’impatto dei costi sul ritorno finale per gli investitori retail, mostra come sia necessario strutturare bene le commissioni. Il report evidenzia che gli investitoti retail hanno costi maggiori rispetto agli istituzionali e che c’è una differenza sostanziale tra i fondi attivi e quelli passivi. Nello specifico, i fondi used equity ESG hanno un costo totale più basso rispetto ai PIR 2019 ed hanno performato meglio con una medi annuale del 12%. Questo ci dice che i costi sono un parametro essenziale quanto si valuta l’outcome dell’investitore retail e ribadisce l’importanza di dare informazioni chiare e comparabili agli investitori. Anche se la supervisione in quest’area è difficile, bisogna creare un circolo virtuoso e ESMA sta lavorando per introdurre l’obbligo di non addebitare costi indebiti agli investitori”.

Passando ai prodotti d’investimento, l’executive director dell’ESMA, rileva che “dovrebbero essere distribuiti appropriatamente per quanto riguarda la parte retail. La Commissione ha espresso la preoccupazione che il settore potrebbe non beneficiare sufficientemente delle opportunità di investimento offerte dal mercato dei capitali. Per questo dobbiamo fornire degli strumenti utili e dei suggerimenti affinché questo avvenga”.

Cazenave ricorda che “alla fine di luglio la Commissione ci ha chiesto un parere sulla strategia da adottare per gli investitori retail: Esma guarderà a quelle che sono le disclosure e alle possibilità legate al digitale, valuterà rischi e opportunità che ci saranno per i retail tramite piattaforme digitali. Guarderemo poi anche alla open finance, condividendo dati e comparando anche quelli provenienti da terze parti. Tutto questo a beneficio dei consumatori e per poter sviluppare le migliori soluzioni da dare al mercato. La distribuzione digitale dei prodotti può diventare importante soprattutto per i più giovani e per i mercati dei capitali in futuro. Esma sta monitorando tutti questi aspetti per proteggere gli investitoti con meno esperienza e per fornire loro rassicurazioni e protezione. Tutto deve essere chiaro e trasparente e pubblicheremo tutte le informazioni necessarie per gli investitori”.

Incombe poi il rischio greenwashing. “Per farvi fronte ESMA ed altre autorità di vigilanza stanno cercando di classificare in maniera più precisa i fondi ESG. Prevenire questo rischio è una priorità e vogliamo identificare i mezzi migliori per poter promuovere convergenze in questo ambito andando a prevenire il rischio se non ad eliminarlo”.

In definitiva “ESMA vuole creare un contesto in cui gli investitori possano investire in modo sicuro e protetto. L’obiettivo è che vi sia un trattamento uguale per tutti con un abbassamento dei costi, un’architettura più chiara in considerazione degli sviluppi tecnologici. La disclosure rimane fondamentale soprattutto quando si tratta di prodotti che vertono verso un ambito green”.

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