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2017-2020, i clienti stravolgono il portafoglio

6/1/2021

In quattro anni i fondi comuni hanno ceduto lo scettro al mondo delle gestioni patrimoniali e dei prodotti assicurativi. Ma la pandemia ha riportato in auge la liquidità. Ecco quanto emerge dalla relazione Assoreti.


Le reti consolidano il proprio ruolo anche nell’ambito del risparmio gestito: la capacità di sostenere la domanda in una fase di straordinaria incertezza ha determinato flussi di raccolta netta positivi e l’aumento della quota di mercato che, a fine anno, ha raggiunto il 24,7% degli asset complessivi (+0,3p.p. rispetto all’anno precedente)”. Ad affermarlo Assoreti nella Relazione Annuale 2020 che offre diversi spunti di riflessione sull’ultimo anno dell’industria. Un anno cheha portato con sé molti cambiamenti, alcuni dei quali già evidenti, altri ancora meno palesi ma che in parte già si intravedono nell’analizzare i dati diffusi dall’associazione guidata da Paolo Molesini.

 

Uno di questi cambiamenti riguarda il ruolo dei fondi comuni aperti all’interno del portafoglio degli italiani: “Con riferimento all’industria degli organismi di investimento collettivo del risparmio di tipo aperto, il contributo delle reti - diretto e indiretto - si è tradotto in un flusso di risorse nette superiore a quanto osservato nel corso dell’anno precedente e pari a 21,1 miliardi di euro, rivelandosi perciò determinante per il raggiungimento del risultato finale relativo all’intero sistema delle gestioni collettive aperte” si legge nella Relazione Annuale 2020 di Assoreti. “La dinamica ha, quindi, comportato la crescita della quota delle reti, espressa in termini patrimoniali, che a fine anno ha raggiunto il 33,9% (+0,6p.p. nel confronto con il 2019). A tale risultato contribuiscono sia i volumi di raccolta netta realizzati in ambito assicurativo, rispetto al quale la quota di mercato delle reti sulle riserve tecniche sale di 0,5p.p. e si attesta al 19,7%; sia la raccolta realizzata dagli intermediari, tramite l’attività svolta dai propri consulenti finanziari abilitati alla offe2rta fuori sede, sulle gestioni patrimoniali individuali, nei confronti delle quali la rappresentatività in termini patrimoniali raggiunge il 49,2% (+2,5p.p.)”.

 

In pratica i fondi comuni aperti sono sempre presenti nel portafoglio degli italiani ma, sempre meno in forma diretta. Se nel 2017(anno che come il 2020 ha raggiunto i 40 miliardi di raccolta netta), quasi la metà dei 35 miliardi di euro raccolti in risparmio gestito erano confluiti negli oicr aperti, adesso questa percentuale scende sotto il 25%. Il tutto a favore delle gestioni patrimoniali. “La dinamica di crescita osservata complessivamente sul comparto del risparmio gestito è riconducibile alle movimentazioni realizzate sugli organismi di investimento collettivo del risparmio e sulle gestioni patrimoniali individuali, mentre sulla componente assicurativa si registra la flessione dei premi netti” si legge nella relazione firmata Assoreti. “L’attività realizzata sulle gestioni patrimoniali individuali ha raggiunto livelli di crescita significativi, con un aumento del 64,6% delle sottoscrizioni nette per una valorizzazione complessiva pari a 4,4 miliardi di euro. Gli investimenti si focalizzano sulle gestioni patrimoniali in fondi (Gpf) per le quali si è riscontrato l’aumento del 40,4% delle movimentazioni in entrata e una raccolta netta che raggiunge i 4,5 miliardi di euro (+59% rispetto al 2019), mentre le sottoscrizioni realizzate sulle gestioni patrimoniali mobiliari (Gpm) hanno visto un aumento contenuto (+2,1%) e tale da non compensare i riscatti. Nel complesso, pertanto, la raccolta realizzata sulle gestioni patrimoniali, collettive e individuali, ha raggiunto i 13 miliardi di euro, con una crescita del 75% rispetto al 2019”.

 

Una raccolta che ha permesso ai consulenti finanziari di avvicinare i clienti verso il mondo azionario: “Le scelte di investimento hanno fortemente privilegiato la componente azionaria che, nel suo insieme (fondi comuni di investimento aperti, Gpf e Gpm), ha registrato volumi di raccolta per 10,5 miliardi di euro, pari all’80,6% delle risorse nette confluite sulle gestioni patrimoniali”. Ma accanto alle gestioni individuali c’è un altro elemento che oggi gioca un ruolo chiave nel portafoglio dei clienti delle reti: i titoli amministrati.

 

“Il flusso di risorse destinato agli strumenti finanziari in regime amministrato ha raggiunto livelli quadruplicati e pari a 6,7 miliardi di euro, rappresentando così il 15,5% della raccolta complessiva (4,9% nel 2019), mentre la liquidità netta, pur mantenendosi su livelli significativi, ha registrato una flessione del 4% attestandosi a 12,4 miliardi di euro, pari al 28,7% dei volumi totali (37,1% nel 2019)”, un primo passo verso una nuova gestione della liquidità dei clienti. Sarà ora importante consolidare questi comportamenti razionali della clientela e arrivare ad un portafoglio sempre più equilibrato dove l’amministrato svolge un ruolo attivo e non di semplice ripiego quando arriva il panico.

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