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Greenwood (Invesco): "L'Europa è ancora troppo indebitata"

1/12/2016

La crescita reale del Pil nella zona euro è rimasta anemica nel 2015, mentre quest'anno dovrebbe attestarsi all'1,5%


"La crescita reale del Pil nella zona euro è rimasta anemica nel 2015, rallentando dallo 0,5% del primo trimestre, fino allo 0,3% del terzo. Tuttavia, i rischi di deflazione sono diminuiti grazie al deprezzamento dell’euro dopo i primi tre mesi del 2015 e all’adozione di politiche di quantitative easing (QE) della Bce a partire da marzo. Prevediamo, pertanto, una crescita dell’1,5% per la zona euro nel 2016". È questa l’opinione di John Greenwood (nella foto), capo economista di Invesco, nell’outlook macroeconomico 2016.

Secondo l'economista, sebbene l'attività economica dell’Eurozona abbia probabilmente registrato un certo miglioramento nell'ultimo trimestre 2015, il mercato del lavoro continua a progredire lentamente in contrasto nettamente con il forte calo visto negli Stati Uniti e nel Regno Unito nel corso degli ultimi cinque anni. Greenwood fa notare, inoltre, come il deprezzamento di metà marzo dell'euro rispetto al dollaro da 1,25 a 1,05, per poi oscillare nel range 1,15-1,05 per il resto dell'anno, avrebbe dovuto portare un maggior contributo alla crescita dell’Eurozona, ma le esportazioni dall'area euro, invece, sono salite soltanto a partire da metà 2015. 

Al contempo, le partite correnti sono salite a un surplus del 2,9% del Pil, a causa della debolezza delle importazioni. "In aggiunta a questi problemi ciclici, il risanamento dei bilanci della zona euro si sta rivelando lenta, anche se non sorprende, data l’austerità fiscale imposta dalle autorità. Solo in Spagna, Irlanda e in uno o due settori in altri Paesi, come quelli finanziari tedeschi e italiani, l'indebitamento è diminuito". Infine, nonostante le misure adottate dalla Bce, l'Eurozona resta ancora pericolosamente vicino alla deflazione. "Prevediamo che il tasso di inflazione della zona euro nel suo complesso sarà dell'1,0% nel 2016, ancora ben al di sotto dell'obiettivo” conclude Greenwood.

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