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12/02/2016
Area euro, i downgrade non spaventano Credit Suisse
di Stefania Pescarmona
Highlights- L'istituto svizzero mantiene una view un po' più ottimista e stima una crescita intorno all'1,8%

Le attese per la crescita nell'area dell'euro quest'anno sono rimaste solide (1,6-1,7%), nonostante i costanti downgrade delle previsioni per altre economie sviluppate. A parlare è Credit Suisse, che mantiene una view un po' più ottimista e stima una crescita intorno all'1,8%.
“Quel resistente outlook - che noi condividiamo - è stato sostenuto dalla recente outperformance della capacità di resistere e di reagire di alcuni indicatori industriali ciclici della zona euro – si legge nell'European Economics dell'istituto svizzero, che ritiene che, a sua volta, la sovraperformance dei dati ciclici della zona euro dello scorso anno sia stata determinata da due fattori. “Un fattore esterno, legato al deprezzamento dell'euro nel 2014, che ha permesso alle esportazioni dell'area euro di crescere costantemente guadagnando quote di mercato, nonostante l'insipido commercio globale – si legge nel report – e da un fattore interno, perché la più facile politica fiscale e le più facili condizioni finanziarie (accompagnate da un aumento dell'economia reale e dei redditi aziendali grazie a un più basso prezzo del petrolio), stanno fornendo una solida e sostenuta ripresa della domanda interna”.
Il punto però è che il sostegno del primo sembra essere in calo, mentre rimangono deboli le misure della crescita industriale e della crescita del commercio al di fuori della zona euro e si affievoliscono i benefici della caduta dell'euro. Ancora: questo calo generalizzato ma modesto, ha segnato a gennaio un punto di svolta negativo di una vasta gamma di indicatori ciclici dell'area euro sensibili al mercato (come il Pmi o l'Ifo). “Ci aspettiamo un loro ulteriore indebolimento nei prossimi mesi”, dichiarano gli esperti di Credit Suisse, che poi però aggiungono che questo deterioramento sarà “breve e limitato”. Quella debolezza dovrebbe essere, infatti, superficiale e transitoria, guidata solo da fattori esogeni, visto che i fattori endogeni, come in particolare la domanda dei consumatori, dovrebbero rimanere di sostegno.
In ogni caso, non bisogna sottovalutare l'impatto di questa debolezza, perché anche un breve e poco profondo ammorbidimento avrebbe delle conseguenze. Gli operatori di mercato potrebbero pensare che un peggioramento nei dati zona euro segni l'ampliamento della debolezza ciclica globale di una regione fino ad ora resiliente. E farebbe anche crescere la possibilità di un'azione più aggressiva da parte della Bce nelle prossime settimane o nei prossimi mesi. Secondo Credit Suisse, la natura misurata delle recenti mosse politiche, includendo la delusione di dicembre, è dovuta a dati economici reali, forti e stabili. La debolezza ciclica incoraggerebbe quindi la Bce a “inoculare” la zona euro dal rischio economico e finanziario esterno, tagliando i tassi e accelerando e ampliando la portata di acquisti di asset.
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