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Elezioni USA, sui mercati pesa l'assenza di Obama

9/15/2016 | Redazione Advisor

Negli anni in cui il presidente degli Stati Uniti in carica non compariva sulla scheda elettorale per la rielezione lo S&P 500 è crollato in media di...


Negli anni in cui il presidente degli Stati Uniti in carica non compariva sulla scheda elettorale per la rielezione lo S&P 500 è crollato in media di oltre il 3%. A dirlo sono le statistiche dell'indice dal 1944 ad oggi. Statistiche che si basano principalmente sull'andamento dell'indice negli anni 1952, 1960, 1968, 1988, 2000, 2008. In tutti gli altri casi, ovvero quando c'era la ricandidatura del presidente uscente, l’indice di borsa americano è aumentato in media di oltre l’11%.

 

Parte da queste premesse statistiche la riflessione di Nadège Dufossé, Head of Asset Allocation di Candriam Investors Group, sugli effetti delle elezioni presidenziali americane sul mercato. "L’esito delle elezioni è naturalmente ancora incerto e i sondaggi potrebbero indurre significative oscillazioni di mercato. Gli investitori pensano comunque che le elezioni presidenziali americane possano avere un impatto rilevante sulle loro previsioni di mercato (oltre il 70% degli intervistati in un sondaggio di Morgan Stanley si aspetta un impatto tutt’altro che trascurabile nei prossimi due anni). L’esito può comunque influire sulla situazione economica, e quindi sulla crescita economica" spiega Dufossé che ricorda come lo scontro tra il controverso magnate immobiliare Donald Trump e la ex first lady Hillary Clinton si giochi soprattutto sul piano della "diversità etnica, della complessità del collegio elettorale e sulla politica di immigrazione, ma soprattutto sul piano della crescita economica".

 

Ma al momento non c'è da preoccuparsi. "Gli investitori sembrano essere per ora poco preoccupati per le elezioni presidenziali americane dell’8 Novembre" spiega l'esperta. "L’indice americano S&P 500 è a un massimo storico grazie ai solidi risultati economici e a una minore probabilità di aumento dei tassi d’interesse da parte della banca centrale americana dopo la Brexit. La corsa elettorale promette tuttavia di diventare emozionante, dato che l’assenza del presidente in carica come candidato ha sempre portato incertezza". 

 

Non solo. "La differenza tra i programmi dei due candidati questa volta è molto marcata" continua Dufossé. "Entrambi sono protezionisti e vogliono adattare degli accordi di libero scambio, ma Trump vuole tra l’altro far uscire gli Stati Uniti dall’accordo commerciale NAFTA con il Messico e il Canada e mettere al bando l’immigrazione. Vuole anche sostituire la presidente della Fed Janet Yellen e vincolare la politica monetaria a regole fisse. Tali posizioni controverse, che non sono facilmente realizzabili nell'immediato, possono aumentare l’incertezza. Per di più, il programma di Trump non è in linea con la classica agenda repubblicana (aperta ai lavoratori immigrati per ridurre il costo del lavoro e positiva per Wall Street). Questo genera ulteriori perplessità, dal momento che non si può più propriamente parlare delle classiche convinzioni repubblicane del passato".

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