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I fondi Invesco, attenti a rischio e rendimento

3/20/2017

Si tratta di due soluzioni che possono distribuire una cedola, basate su strategie flessibili, decorrelate da indici di riferimento


“I tempi sono cambiati, oggi la propensione al risparmio è molto diversa da quella che avevano le persone anche solo 20 anni fa. I mercati si sono evoluti e sono diventati più complessi, i fattori che possono concorrere e influenzarne i movimenti sono decisamente maggiori rispetto al passato. Ma sono molto cambiate anche le caratteristiche dei risparmiatori italiani: oggi vivono un senso di diffusa incertezza e preoccupazione e per questo gli orizzonti temporali su cui operano sono più brevi rispetto a quanto lo fossero in passato”, afferma Giuliano D’Acunti, responsabile commerciale di Invesco in Italia.

 

Quello che sembra rimanere costante nel tempo è la propensione verso scelte di investimento ritenute più sicure e tendenzialmente focalizzate sul mercato obbligazionario. Se fino a qualche tempo fa, però, questa asset class era in grado di fornire rendimenti interessati a fronte di un livello di rischio contenuto, oggi il basso livello dei tassi di interesse porta i livelli di rendimento dei bond vicini allo zero. Altro aspetto al quale gli investitori italiani sono da sempre legati è lo stacco della cedola. Invesco propone due soluzioni di investimento che rispondono a tutte queste esigenze: Invesco Global Income Fund e Invesco Pan European High Income Fund.

 

“Si tratta di due soluzioni che possono distribuire una cedola, basate su strategie flessibili, decorrelate da indici di riferimento, che possono investire in titoli azionari, obbligazionari di alta qualità e alternativi, prevalentemente a scopo di copertura. Invesco Global Income Funds può avere una maggiore esposizione al mercato azionario: l’esposizione può variare in un range tra il 35% e il 65%, attraverso una selezione di titoli senza limiti di paese, settore o valuta. Invesco Pan European High Income Fund, invece, prevede una minore esposizione al mercato azionario: i gestori possono allocare non oltre il 30% del portafoglio in azioni - e quindi un livello di rischio minore, per investitori più tradizionalmente legati al mondo obbligazionario”, conclude Giuliano D’Acunti.

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