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Sorpresa: è l'Italia il "regno" della consulenza finanziaria

6/27/2017

È il paese in Europa in cui è più alto l'utilizzo dei consulenti, anche se la soddisfazione per tale servizio può migliorare. I risultati dell'ultimo Global Investor Pulse di BlackRock


Sebbene l’utilizzo della consulenza finanziaria in Italia rimanga il più alto d’Europa, la soddisfazione per tale servizio può migliorare, evidenziando la necessità da parte dei consulenti di una maggiore comprensione dei bisogni dei clienti. Il dato emerge dall’ultimo "Global Investor Pulse", il sondaggio internazionale di BlackRock, giunto alla quinta edizione, che analizza ed esprime il sentiment di oltre 28.000 investitori nel mondo (di cui 2.000 italiani) di età compresa tra i 25 e i 74 anni rispetto al contesto di mercato attuale, alla loro propensione al risparmio, all’investimento in un’ottica di medio-lungo termine e alla pianificazione pensionistica.

Stando al sondaggio il 29% dei clienti mass affluent e mass retail in Italia si rivolge alla consulenza finanziaria (nel Regno Unito si registra il 15%). Tra le tre diverse tipologie di consulenti, gli italiani si rivolgono soprattutto al consulente bancario (59%). Seguono il consulente finanziario appartenente ad una rete (24%) e il private banker (11%), nei confronti dei quali però gli italiani dimostrano un più elevato livello soddisfazione. I due quinti degli intervistati, inoltre, sarebbero disponibili a pagare una commissione annuale pari all’1%, in cambio di una consulenza finanziaria che riconoscono essere di valore. Il canale bancario è anche la principale fonte d’informazione per i clienti con il 38%, seguita dai consulenti finanziari con il 31%. I millennials (i nati tra il 1980 e il 2000). invece, risultano essere la categoria più incline all’utilizzo di strumenti digitali (55%).

Dai risultati della ricerca si evince una crescita dell’ottimismo (45% rispetto 42% dell’anno precedente) riguardo al futuro finanziario, con particolare riferimento agli intervistati di età compresa tra i 35 e i 54 anni. Tuttavia, quando si parla di decisioni inerenti ai propri risparmi, emerge una minor fiducia di fondo legata all’instabilità sociopolitica globale, tanto che la confidenza degli investitori scende al minimo degli ultimi 4 anni (31% vs il 49% del 2014). Permangono, inoltre, alcuni timori significativi, tra cui l’aumento delle tasse (47%), l’elevato costo della vita (46%) e il tema della pianificazione della pensione (39%).

Per affrontare le decisioni di investimento di lungo termine, il 43% degli italiani si affida a fonti online, il 29% li ritiene affidabili, mentre il 14% preferisce rivolgersi ad amici o alla famiglia. Il canale online è, inoltre, apprezzato dal 42% degli italiani per attività legate al controllo degli investimenti per ragioni di maggiore trasparenza e sicurezza. Quando si tratta di risparmi, la ricerca evidenzia l’incertezza nell’investimento della liquidità, quale fattore dominante. Un quarto degli intervistati, infatti, dichiara di non avere pensato ad una precisa destinazione per la liquidità in portafoglio ed il 76% non considera la possibilità di impiegarli.

Per quanto concerne la tematica previdenziale, il 75% degli intervistati ha una maggiore consapevolezza dell’impatto che l’allungamento della vita determinerà sugli investimenti legati alla pensione. Da ciò scaturisce una crescita della priorità attribuita dagli italiani ai risparmi destinati al periodo pensionistico, che passa dal 32% del 2016 all’attuale 36%. Va, inoltre, sottolineata la positiva valutazione da parte degli italiani dell’effetto dei tassi bassi rispetto agli intervistati di altri paesi europei: il 40% dei nostri connazionali è estremamente soddisfatto contro il 22% dei tedeschi, il 31% dei francesi e il 23% degli intervistati del Regno Unito.

Del resto la ricerca mostra come sia ben presente nella mente degli italiani la questione pensionistica: il 54% (in particolare giovani e donne) è consapevole di potenziali necessità di risorse finanziarie una volta fuori dal mondo del lavoro. Ciò nonostante, solo il 56% degli italiani ritiene di essere direttamente responsabile del proprio futuro previdenziale, percentuale che ci pone al livello più basso della classifica mondiale che vede gli statunitensi all’83%, i giapponesi al 79%, i cinesi al 60% e una media europea attestata al 76%.

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