Con l’entrata in vigore della Mifid II sarà possibile svolgere il servizio di consulenza in materia di investimenti con diverse modalità, secondo differenti modelli di business.
Farà il suo ingresso per la prima volta la “consulenza indipendente” per la quale la direttiva UE/65/2014 e il Regolamento delegato UE del 25 aprile hanno stabilito precisi requisiti, per distinguerla dalla consulenza “non indipendente”.
L’intermediario che intenderà prestare la consulenza indipendente dovrà riferirsi ad una congrua gamma di strumenti finanziari disponibili sul mercato, diversificati per tipologia di emittenti o fornitori di prodotti in misura tale da garantire la soddisfazione degli interessi del cliente.
La scelta della consulenza indipendente comporterà inevitabilmente la rinuncia a percepire inducements, monetari e non monetari, da parte di soggetti terzi; il consulente potrà infatti ricevere, oltre al compenso per l’attività prestata corrisposto direttamente dal cliente, soltanto benefici non monetari di entità minima, idonei a migliorare la qualità del servizio reso ai clienti.
L’intermediario che vorrà svolgere contemporaneamente la consulenza in forma indipendente e non indipendente dovrà poi dotarsi di adeguati presidi organizzativi e controlli per assicurare che i due tipi di consulenza siano distinti, al fine di non ingenerare confusione ai clienti circa il tipo di consulenza ricevuto.
Va ricordato che gli operatori non potranno consentire alle persone fisiche (e quindi anche ai consulenti finanziari) di fornire ai clienti consulenza sia indipendente, sia non indipendente; il consulente finanziario potrà pertanto svolgere per conto dell’intermediario di appartenenza solo un tipo di consulenza in base alle procedure adottate dal soggetto mandante.
Con la prossima istituzione dell’albo previsto dall’art. 31, quarto comma, del TUF la consulenza indipendente potrà essere svolta anche dai consulenti finanziari autonomi e dalle società di consulenza finanziaria in base alle regole stabilite dal Regolamento Intermediari, Parte 4 bis, recentemente pubblicate nella bozza di consultazione; da una prima lettura del documento, non pare che la Consob abbia pensato di fare particolari “sconti” ai consulenti indipendenti che nello svolgimento dell’attività, in forma individuale o societaria, dovranno rispettare disposizioni analoghe a quelle previste per gli intermediari vigilati.
Le condizioni richieste per lo svolgimento della consulenza indipendente sono decisamente impegnative ed è molto probabile che la maggior parte degli intermediari decideranno di prestare la consulenza non indipendente.
Le nuove disposizioni di attuazione della direttiva Mifid II non sembrano escludere la possibilità, almeno in linea teorica, di percepire incentivi anche nella prestazione del servizio di consulenza non indipendente; a questo riguardo l’art. 52 bis del Regolamento Intermediari (in consultazione) contempla tra le condizioni che legittimano gli inducements lo svolgimento di servizi aggiuntivi che elevino la qualità del servizio reso al cliente, quali la valutazione dell’adeguatezza in via continuativa degli strumenti finanziari ovvero la consulenza sull’asset allocation ottimale.
La percezione degli incentivi non dovrà tuttavia pregiudicare l’adempimento dell’obbligo di agire in modo onesto, equo e professionale nel migliore interesse del cliente; gli inducements saranno in ogni caso considerati inammissibili qualora la prestazione del servizio di consulenza si rivelasse distorta o negativamente influenzata a causa del beneficio economico atteso.