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Guerra dei dazi: ecco gli effetti sui mercati azionari

3/27/2018

Ad alzare il livello della sfida è stato ancora Donald Trump con l'annuncio di nuove tariffe per importazioni dalla Cina


La questione del commercio globale ha fatto tremare i mercati nelle ultime settimane. Ad alzare il livello della sfida è stato ancora Donald Trump che ha annunciato nuove tariffe per importazioni dalla Cina che pesano oltre 60 miliardi. In seguito alla mossa di Trump è arrivata la scontata reazione della Cina: le prime notizie parlano di dazi riguardo importazioni per un valore di tre miliardi. Le borse mondiali hanno reagito male, registrando pesanti passivi. Mentre gli investitori di tutto il mondo stanno a guardare con attenzione, è quindi opportuno provare a capire quali potrebbero essere le eventuali conseguenze di una guerra commerciale o di cambiamenti significativi nelle politiche dei vari attori.

"Nel medio termine l’incertezza legata alla politica commerciale potrebbe portare turbolenza sui mercati finanziari, così come un’eventuale escalation in una guerra commerciale potrebbe condizionare le aspettative sulla crescita globale, che comunque restano positive" spiega spiega Richard Flax, cio di Moneyfarm. "Certo - prosegue - bisognerà capire quanto ingenti saranno le contromisure della Cina, il deficit commerciale degli Stati uniti verso il gigante asiatico supera i 375 miliardi di dollari. Pechino potrebbe quindi accettare un piccolo aggiustamento, pur di evitare l’escalation in una guerra commerciale globale. Bisogna ricordarsi che la Cina rimane il primo investitore in titoli di debito del Tesoro. Di converso, Trump ha mostrato di apprezzare le strategie spregiudicate e potrebbe continuare la sua azione, spostando la sua attenzione anche verso altri settori o partner commerciali".



"Nonostante le misure protezionistiche siano state un tema centrale della sua campagna elettorale presidenziale, i mercati finanziari finora avevano ampiamente ignorato l’argomento. Da un lato, gran parte dell’opinione pubblica è rimasta sorpresa dal fatto che Trump voglia evidentemente davvero implementare la sua agenda elettorale" si legge in un recente nota di Raiffeisen Capital Management. Per l'asset manager austriaco una guerra commerciale globale sembra comunque improbabile, perché produrrebbe solo perdenti su tutti i fronti: "Finché non sarà comunque completamente scongiurata, le difficoltà ad essa connesse avranno effetti negativi sui mercati finanziari” conclude la società.

Secondo Stuart Rae, CIO Asia-Pacific Value Equities, e John Lin, gestore China Equities di AllianceBernstein, la cosa importante per gli investitori, invece, è capire come posizionarsi per poter trarre addirittura vantaggio dal possibile riassestamento dell’equilibrio commerciale che potrebbe derivare da uno scontro tra le due prime economie mondiali. Gli esperti individuano tre passaggi chiave. Primo: identificare prodotti, industrie e società più vulnerabili (settore dell'elettronica o telecom) o i prodotti cinesi che competono direttamente con quelli con una base produttiva statunitense. Secondo: trovare le società che potrebbero trarre vantaggio dalla situazione. È il caso di Airbus nel caso in cui la Cina decidesse di boicottare Boeing), del Brasile che potrebbe ritrovarsi a dover rimpiazzare le esportazioni di fagioli di soia, prima di competenza di Stati quali Illinois o Iowa, o delle società europee nei settori dei beni strumentali e dei macchinari di precisione.

Terzo: cercare aree in cui un paese potrebbe prevalere su un altro. "La Cina è tra i leader mondiali nell’offerta di metalli speciali o di terre rare che sono usati come materia prima in una varietà di prodotti che spazia dalle batterie agli strumenti di elettronica di precisione. Tra questi figurano il disprosio, il neodimio e il molibdeno. Se Pechino decidesse di negare tali metalli, i loro prezzi salirebbero, andando ad impattare positivamente le società produttrici, ma negativamente quelle che li utilizzano" concludono i due esperti.

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