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Draghi, tassi e QE: quale futuro per l'Europa?

6/13/2018 | Greta Bisello

Dal wording delle dichiarazioni della Banca centrale si capirà se andiamo verso un rialzo dei tassi e la direzione che verrà presa in attesa della conclusione del QE


A Mario Draghi spettano le ultime grandi fatiche prime dell'addio alla poltrona della banca centrale europea. Domani si capirà  la direzione in materia di tassi di interesse e QE. Sul primo punto la policy della BCE riporta che "i principali tassi di interesse della Bce [sono fissati] per rimanere ai livelli attuali per un lungo periodo di tempo e ben oltre l'orizzonte dell’APP". Partiamo dal presupposto che questa frase rimarrà invariata, poiché la Bce non ha fretta di aumentare i tassi.

 

 “Dopo oltre un decennio di allentamento senza precedenti delle condizioni monetarie, è probabile che nella riunione di questa settimana la Banca Centrale Europea farà un primo passo verso la riduzione dello stimolo monetario”, spiega Yves Longchamp, head of research di ETHENEA Independent Investors. 
 

Nella conferenza stampa di domani, lo staff della Bce pubblicherà le nuove proiezioni macroeconomiche per l'Area euro. Secondo la proiezione attuale, il Pil dovrebbe aumentare del 2,4% quest'anno. Poiché la crescita nel primo trimestre è stata più debole del previsto e la maggior parte degli indicatori anticipatori si è attenuata negli ultimi mesi, è molto probabile una revisione al ribasso. 
 

Su questo anche Andrea Iannelli, investment director obbligazionario di Fidelity International: "La BCE si è mostrata poco incline a cambiare orientamento dopo l'aumento della volatilità del mercato, mentre l’ultimo dato sull’IPC dell’Eurozona, essendo risultato superiore alle attese, giustificherà a nostro avviso l'annuncio di un’ulteriore riduzione del QE dall'estate. La retorica della BCE potrebbe però restare accomodante viste le tensioni politiche ancora sullo sfondo e che potrebbero tornare in superficie. È pertanto probabile che i tassi sui depositi restino invariati per un lungo periodo di tempo". 

Nessuna decisione finale comunque ma tutto rimandato alle prossime riunioni a partire da quella di luglio, sulla scia di una Banca centrale in vena di pochi cambiamenti si pone anche Adrian Hilton, responsabile global rates and currency presso Columbia Threadneedle Investments: "Ci aspettiamo un breve e iniziale processo di tapering, con la chiusura del programma a dicembre di quest'anno. In un certo senso, non importa molto se domani decideranno o meno il da farsi;  il programma raggiungerà i limiti massimi di capacità verso la fine dell'anno e, in ogni caso, dovrà essere chiuso. Lo strumento più potente di politica monetaria in questo momento è la direzione che verrà data al reinvestimento totale degli attivi di QE in scadenza e, a tempo debito, i tempi del primo rialzo dei tassi". 

 

Tra i rischi più recenti annoverati da tutti gli esperti risulta quello della politica italiana e dei prezzi delle attività che potrebbero mettere a rischio l'area Euro e su questo conclude Rilton: "Fino ad ora, la BCE non sembra ritenere che questo cambiamento sia sufficiente a far deragliare la sua lenta e costante normalizzazione della politica monetaria. Se si riesce a tenere sotto controllo i rischi del mercato italiano, allora una crescita al di sopra della tendenza e il lieve recupero dell'inflazione dovrebbero consentire ai tassi di aumentare da qui ad un anno circa". 

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