Le prossime due settimane si preannunciano ricche di appuntamenti per il mondo del risparmio gestito: tra il 26 luglio e il 2 agosto si alzerà il velo sui risultati semestrali di tutti i protagonisti dell'industria quotati. E, in mezzo, saranno anche diffusi i dati di raccolta relativi al mese di giugno di Assoreti e Assogestioni. Insomma è giunto il momento di scattare una prima fotografia di un anno che, per il settore, si è aperto all'insegna della MiFID II, ma che ha dovuto affrontare - a livello normativo - anche l'arrivo della GDPR, dei PRIIPS e, in parte, della IDD. Il tutto in un contesto di mercato più volatile, con Piazza Affari che negli ultimi sei mesi ha visto il Ftse MIB perdere l'8,71%, portando molti osservatori a temere per lo stato di salute del settore. Un timore, a volte eccessivo ma in parte confermato dai dati attualmente disponibili e che, sicuramente, saranno confermati nel corso delle prossime settimane. 

 

Senza entrare nel dettaglio delle singole realtà, se confrontiamo l'andamento nel periodo gennaio-maggio 2018 della raccolta del mondo delle reti di consulenza finanziaria (fonte Assoreti) e quelli dell'intero sistema (fonte Assogestioni), con quanto avvenuto nello stesso periodo del 2017, possiamo sicuramente rilevare due grandi tendenze di questa prima metà dell'anno: l'abbandono dei fondi obbligazionari e il forte exploit del risparmio amministrato.

 

Dati alla mano, infatti, le reti hanno chiuso i primi cinque mesi dell'anno con un bilancio di raccolta positivo per oltre 14,2 miliardi di euro, apparentemente in linea con quanto registrato nel 2017 (+16,5 miliardi di flussi), ma che in realtà dipingono uno scenario completamente diverso rispetto a quello registrato l'anno scorso. Se, infatti, nel 2017 il peso dei fondi nella strategia di raccolta delle reti era pari all'80% della raccolta complessiva, oggi gli OICR incidono per meno del 50%: la volatilità dei mercati ha influenzato in maniera molto forte la performance commerciale delle reti portando a un asset mix meno favorevole rispetto al 2017 e spingendo l'industria a correre ai ripari dietro l'immancabile scudo del risparmio amministrato che, grazie ad una raccolta complessiva tra gennaio e maggio 2018 di oltre 6,1 miliardi (contro i 749 milioni del 2017), ha più che compensato il declino registrato su fondi comuni e gestioni.

 

Un declino confermato dai dati Assogestioni che rivelano un calo dei flussi delle gestioni collettive, anno su anno, di oltre il 70%: nel 2018 i fondi aperti e chiusi hanno raccolto 9,6 miliardi contro i 35,8 del 2017. Un calo dovuto principalmente al totale abbandono di fondi obbligazionari che quest'anno devono fare i conti con deflussi superiori ai 9,2 miliardi di euro, contro i +18,3 miliardi registrati, invece, nei primi 5 mesi del 2017.

 

Numeri che, da una parte, confermano quanto affermato a più riprese da molte società di consulenza (ovvero che il 2017 è stato un anno record che non può essere considerato né facilmente ripetibile, né un benchmark di riferimento), dall'altro invitano ad analizzare con cura i trend che stanno emergendo in questo 2018 perché sarebbe un grande errore adeguarsi ai nuovi flussi pensando al conto economico di breve periodo e non ad uno sviluppo del business nel lungo periodo. Chiudere gli occhi di fronte ai segnali che stanno emergendo in questo anno potrebbe rivelarsi controproducente per diversi attori del mercato. L'industria è chiamata a sfruttare il "boom" dell'ultimo anno per mettere le basi per un ulteriore sviluppo del settore ed evitare di essere colpiti dalle crisi che, spesso nel mondo economico, accompagno i grandi "miracoli".