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11/23/2018
"Nel breve termine, è possibile che il bilancio britannico migliori, in quanto da un lato il Tesoro britannico deve incassare i nuovi dazi doganali sulle importazioni mentre dall’altro non deve versare il contributo all'Unione Europea (UE). Si tratterebbe di 9-10 miliardi di euro l’anno se si considera la media dei contributi netti annui versati dal paese all’UE nel periodo 2012-2016" questa l'idea di Agnieszka Gehringer, senior research analyst, Flossbach von Storch Research Institute sulla Brexit.
Se si guarda invece a una prospettiva di lungo termine si pone la questione dell’entità del peso derivante da un'economia più debole, con conseguente diminuzione del gettito fiscale e aumento della spesa sociale. Non ci sono cifre concrete al riguardo. Tutto è ancora in fase di negoziazione e gli effetti reali del ritiro della Gran Bretagna dall'UE si manifesteranno solo in un secondo tempo.
"Se guardiamo alle importazioni del Regno Unito, diventa chiaro che è difficile produrre da soli i prodotti oggi importati. Per le automobili lo scenario più probabile è che i britannici passino a marche nazionali. Per altri beni questo sembra quasi impossibile, come dimostra l’esempio dell’ingegneria meccanica" prosegue l'esperto.
Il settore che più preoccupa è quello finanziario, nel quale ci saranno più i vinti dei vincitori. Secondo Gehringer infatti: "Se il numero di fornitori di servizi finanziari che intende lasciare Londra continuerà ad aumentare, altri settori che hanno finora avevano beneficiato della presenza del settore finanziario ne risentiranno negativamente. Non ci sarà un’alternativa così a breve termine".
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