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Come rendere portafogli a prova di rischio

2/1/2019

Secondo le stime di Columbia Threadneedle Investments i rendimenti di tipo recessivo possono essere giustificati alla luce di numerosi fattori di rischio, ecco quali e come difendersi


Tre sono i rischi ai quali sarà bene sviluppare gli anticorpi secondo le considerazioni di Columbia Threadneedle Investments. Uno di tipo geopolitico, l'altro che riguarda la politica monetaria e infine quello di una possibile recessione

 

Per quanto concerne il primo, secondo Maya Bhandari, gestore di portafoglio, multi-asset di Columbia Threadneedle Investments "questi stanno prendendo direzioni diverse: le tensioni commerciali in parte si allentano, ma la Brexit resta una fonte centrale di preoccupazione. Le controversie commerciali agiscono come un'imposta sulla produttività e possono causare gravi problemi alle catene di produzione delle imprese, spesso fortemente integrate. Continuiamo fondamentalmente a ritenere che l'attenuazione delle tensioni sia l’epilogo più probabile di quello che resta, in fin dei conti, un gioco a somma zero. Pertanto, ci aspettiamo un aumento delle valutazioni delle azioni asiatiche e giapponesi in particolare, che incorporano premi sostanziosi. Le azioni nipponiche, ad esempio, sono scambiate a un P/E prospettico che si colloca al primo percentile più basso degli ultimi 15 anni, coerentemente con una recessione economica che non rientra nelle previsioni neppure degli osservatori più cauti. La Brexit, invece, sarà probabilmente il fattore che influirà maggiormente sui rendimenti totali nei prossimi sei mesi per chi investe in sterline. Crediamo che ci sia il 60% di probabilità di un’uscita ordinata, mentre il restante 40% è diviso tra un’estensione dell’Articolo 50 e uno scenario senza accordo. Paradossalmente, un’uscita di scena senza accordo comporta enormi guadagni per le esposizioni in sterlina non coperte, mentre un esito meno sconvolgente avrebbe un effetto frenante di portata analoga".

 

La politica monetaria invece influisce enormemente sulle valutazioni in tutti i mercati ed è anche un fattore centrale per il rischio di recessione (il terzo della nostra carrellata). Secondo l'esperta "la recente svolta nelle dichiarazioni della Fed, anche da parte dei membri con un orientamento più restrittivo, ha attenuato i timori di un ulteriore inasprimento monetario significativo. In effetti, i mercati scontano attualmente circa mezzo rialzo dei tassi nel corso dell’anno, contro i tre previsti solo a novembre. Le condizioni sui mercati del lavoro sono tese, come anche quelle finanziarie, e dal momento che i mercati hanno fatto in parte il lavoro della Fed, un orientamento monetario più cauto potrebbe ritenersi preferibile. Nel complesso, il nostro giudizio è che la Fed procederà a una restrizione monetaria graduale, esercitando persistenti pressioni sui mercati del reddito fisso. Molta strada è già stata fatta: si può dire che persino il quantitative tightening (QT) sia stato completato per tre quarti (gli acquisti della banca centrale su 12 mesi mobili hanno segnato il picco a inizio 2017 e, dal momento che la fine del QT coincide con zero acquisti, ci troviamo al 75% del percorso). Ciò detto, stiamo attentamente monitorando il rischio di un repentino irripidimento della curva di Phillips".

 

Infine quante possibilità reali esistono che avvenga una recessione? "Noi non crediamo che i cicli economici muoiano di vecchiaia, ma piuttosto che si esauriscano in seguito all'adozione di politiche restrittive volte a tenere sotto controllo l'inflazione o la leva finanziaria, nessuna delle quali costituisce attualmente motivo di grande preoccupazione. Benché questa visione sia ampiamente condivisa dalla Fed, non è priva di complicazioni. Ad esempio, gli stimoli fiscali applicati a un'economia statunitense già surriscaldata nel 2018 potrebbero incoraggiare la Fed a inasprire la politica monetaria più di quanto il contesto suggerirebbe. Le nostre aspettative, e quelle della maggior parte degli analisti, convergono verso un'espansione economica più lenta ma comunque superiore al trend nella maggior parte delle regioni, tale da sostenere una crescita degli utili intorno al 4-6%" conclude Bhandari.

 

 

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