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Azimut: la raccolta da inizio anno è di 800 milioni

3/7/2019

Il cda del gruppo ha approvato il progetto di bilancio 2018 chiuso con ricavi e profitti in calo. Reclutamenti: nel 2018 sono entrati 198 nuovi professionisti


Calano nel 2018 i ricavi e i profitti di Azimut, che porta a casa però nei primi due mesi del nuovo anno una raccolta netta di oltre 800 milioni di euro. Il cda del gruppo ha approvato il progetto di bilancio relativo allo scorso anno chiuso con ricavi a 748,5 milioni di euro (810,5 milioni nel 2017) e un utile netto consolidato di 144,7 milioni di euro (241,8 milioni l'anno precedente). Il board ha deliberato di proporre all’Assemblea (prevista per il 24 aprile 2019) la distribuzione di un dividendo totale ordinario di 1,50 per azione. Il totale delle masse gestite a fine dicembre si attesta a 39,8 miliardi di euro, che sale a 50,8 miliardi comprendendo il risparmio amministrato e e gestito da case terze direttamente collocato. La raccolta netta del 2018 è stata di 4,4 miliardi, di cui circa la metà proveniente dal business estero che oggi rappresenta il 28% del patrimonio complessivo di Azimut.

Migliora rispetto alla fine del primo semestre 2018 anche la posizione finanziaria netta consolidata, che a fine dicembre risulta negativa per 31,1 milioni (-57,0 milioni del 30 giugno 2018) e include anche versamenti per 112 milioni per acconti d’imposta, bollo virtuale e riserve matematiche; alla fine del 2017 era positiva per 134,9 milioni. Azimut in una nota ricorda che nel 2018 sono stati erogati dividendi ordinari per 262 milioni, di cui 131 milioni per cassa e altrettanti mediante l’assegnazione di azioni proprie. Inoltre, sono state eseguite ulteriori tranche di buyback per complessivi circa 40 milioni (110 milioni dall’inizio del 2017) e sono state fatte acquisizioni per circa 35 milioni.

L’attività di reclutamento in Italia di consulenti finanziari e private banker nel 2018 ha visto l'ingresso di 198 nuovi professionisti che portando il totale delle reti del gruppo a fine dicembre a 1.747 unità. ​Quanto ai risultati di raccolta di febbraio, il gruppo ha chiuso il mese con un saldo netto positivo per 247 milioni, portando così la raccolta netta da inizio anno a circa 801 milioni. Il totale delle masse comprensive del risparmio amministrato si attesta a fine febbraio a 53,6 miliardi, di cui 41,9 miliardi fanno riferimento alle masse gestite.

"Archiviamo il 2018 con risultati che riflettono l’andamento dei mercati finanziari globali, e iniziamo il 2019 in modo fortemente positivo, con una raccolta netta nei primi due mesi di oltre 800 milioni. Un risultato che deriva dalla capacità di Azimut di offrire al cliente una performance media ponderata netta ben superiore a quella dell’industria italiana: i nostri clienti hanno ottenuto rendimenti medi vicini al +5%, quasi il 1,5% in più rispetto ai concorrenti. Il dividendo proposto di 1,50 euro per azione, che ci porta per il secondo anno consecutivo ad essere la società con lo yield più alto all’interno del FTSE MIB, è basato su un utile netto di 300 milioni di euro nel 2019, anno nel quale si conclude il piano quinquennale presentato nel 2014" commenta Pietro Giuliani (nella foto), presidente del gruppo.

"In questo lasso di tempo - ha proseguito Giuliani - Azimut ha centrato tutti gli obiettivi fissati, tra cui i 50 miliardi di patrimonio complessivo, la raccolta netta di almeno 2,5 miliardi all’anno e un payout tra il 60 e il 75%, e con il 2019 siamo convinti di raggiungere anche il target sull’utile". Parlando della MiFID II, Giuliani ha detto che "è già stato detto più del necessario" e che "forti della nostra performance che rimane ben superiore alla concorrenza, siamo convinti che non ci saranno impatti significativi per il nostro gruppo". "Il valore umano e professionale dei nostri consulenti finanziari - conclude Giuliani - è uno degli asset più importanti del gruppo e il nostro programma di fidelizzazione delle professionalità è sempre più efficace: alcuni mesi fa quasi 1.200 colleghi hanno investito 100 milioni di euro nel titolo Azimut in una delle più grandi operazione di management buy-out mai fatte sul mercato italiano".

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