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Brexit, Boris Johnson al timone. Gestori scettici

7/23/2019

Il rischio di un’uscita senza accordo potrebbe essere cresciuto, ma il Parlamento proverà a contrastare questo risultato


Boris Johnson (nella foto) ha vinto la corsa per la leadership del Partito Conservatore nella successione a Theresa May come primo ministro. L'ex ministro degli esteri e sindaco di Londra ha battuto Jeremy Hunt, l’attuale ministro degli esteri, con un ampio margine, ottenendo il 66% dei voti contro il 34%. Cosa accadrà ora? Sul fronte Brexit, nelle sale di trading l'attenzione dei gestori si sta spostando ora sulla deadline del 31 ottobre. "Il nuovo primo ministro valuterà se potrà negoziare delle modifiche al deal di Theresa May e, nel caso, proverà a far approvare un nuovo accordo in Parlamento, entro il 31 ottobre. In caso contrario, sia a Johnson sia al Parlamento resteranno le stesse opzioni disponibili sotto la leadership di May. Il rischio di un’uscita del Regno Unito senza accordo potrebbe essere cresciuto, ma ci si attende che il Parlamento proverà a contrastare un risultato del genere. Sono anche cresciute le probabilità di elezioni generali. Insomma, il percorso davanti a noi resta incerto e imprevedibile, come lo è stato il viaggio alle nostre spalle" spiega Tristan Hanson, fund manager multi - asset di M&G.

"Finora la reazione del mercato è stata piuttosto pacata, il che non sorprende, considerando quanto questo esito fosse ampiamente previsto. L’incertezza dilagante attorno alla Brexit ha già avuto delle ripercussioni sugli asset del Regno Unito ed è ora un aspetto di cui tener conto. Le azioni britanniche hanno registrato notevoli deflussi di capitale da parte degli investitori globali sin dal voto referendario del 2016 e la posizione speculativa sulla sterlina è assai sfavorevole. Se consideriamo i mercati delle scommesse come indicatori delle aspettative del consenso, vediamo che una Brexit senza accordo viene data uno su tre, con il timore da parte degli investitori che questa prospettiva sia controbilanciata dall'opinione che ci possa essere una possibilità su quattro di annullare l’intera procedura di uscita" aggiunge Paul O’Connor, responsabile del team multi-asset di Janus Henderson Investors.

Dal punto di vista delle politiche economiche, mentre la Brexit continuerà a creare divisioni, i gestori fanno notare che l’espansione fiscale riceverà un sostegno più generalizzato. Dopo anni di austerity, Azad Zangana, senior European economist and strategist di Schroders, è sicuro che "Johnson quasi certamente terrà fede alle sue promesse della campagna per allentare la politica fiscale"." La spesa pubblica come percentuale del Pil è al minimo dall’anno fiscale 2003/2004. Intanto, il gettito fiscale ha toccato i massimi dal 1985/1986. Sono probabili degli sgravi fiscali e un certo aumento della spesa, ma entrambi richiederanno tempo per avere un impatto significativo sull’economia. Sapremo di più quando sarà nominato un nuovo Cancelliere" conclude l'esperto.

Sul fronte dei mercati finanziari, Howard Cunningham, gestore reddito fisso di Newton IM, invece dice di non aspettarsi di vedere importanti movimenti dopo il risultato in UK, perché "Boris Johnson era chiaramente il leader favorito e l’esito trovava già riscontro nei prezzi dei titoli finanziari" anche se "potrebbe tuttavia persistere la volatilità sulle sterline e sui gilt britannici connessa all’incertezza sulla Brexit" . "Nel prossimo futuro, potremmo assistere a un aumento della volatilità se l’UE dovesse rifiutare di rinegoziare l’accordo esistente per l’uscita della Gran Bretagna. Da un punto di vista valutario, c’è margine per un indebolimento ulteriore della sterlina, nonostante sia già scesa in misura considerevole nelle settimane recenti. È anche possibile che la sterlina possa tornare a minimi toccati nel 2016, subito dopo il referendum sull’Unione, se entrambe le parti non dovessero smuoversi dalle rispettive posizioni nei negoziati" aggiunge Cunnigham.

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