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Trade war, ecco perché non c’è ancora un vincitore

12/23/2019 | Daniele Riosa

Villamin (UBP): “Per gli investitori, il sollievo ciclico dall'accordo commerciale della fase 1, appare ben prezzato visto il rally del quarto trimestre dei risk asset”


Norman Villamin, cio wealth management di UBP spiega che “con la Fase uno dell’accordo i negoziatori statunitensi sono riusciti a raggiungere una pausa tattica nel conflitto commerciale, offrendo una copertura politica al presidente americano, alle prese con la campagna elettorale per la rielezione. Tuttavia, anche se l'accordo sembra identico a quello che gli Stati Uniti avevano messo sul tavolo nei primi giorni dei negoziati ,concessioni tariffarie americane in cambio dell'acquisto di prodotti agricoli da parte della Cina, nessuna delle due parti può ancora rivendicare la vittoria”.

“Nonostante ciò – sottolinea l’esperto - gli investitori dovrebbero guardare oltre l’ambito ristretto di questo accordo per una valutazione più accurata degli effettivi progressi compiuti dagli Usa, in questi ultimi 18 mesi, per raggiungere i propri obiettivi strategici rispetto alla Cina. In particolare, è attualmente in corso in Germania un dibattito all'interno della coalizione al governo tra la cancelliera Merkel e alcuni membri della CDU e della SPD sulla possibile messa al bando di Huawei dalle reti tedesche 5G a favore di alternative europee: Nokia e/o Ericsson. Indubbiamente, soprattutto per le pressioni americane, il conflitto bilaterale Usa-Cina riguardo Huawei si è esteso a livello multilaterale permettendo all’Europa di inserirsi, spostando il focus sul 5g dalla Cina ai mercati sviluppati. Se la Germania e in generale l’Europa, sostenessero i Campioni europei nella battaglia per il predominio nel 5G, gli Stati Uniti potranno rivendicare una sorta di ‘vittoria’ in questa lotta egemonica”.

Anche la Cina “ha ottenuto da questo accordo vantaggi tattici, con concessioni sui dazi che hanno dato sollievo politico ed economico al Paese. Inoltre, la guerra commerciale è servita alla Cina da stimolo per accelerare un più ampio programma di riforme economiche interne. Di conseguenza, a differenza di quanto accaduto a metà del 2018, Pechino non dovrebbe rinunciare alla opportunità che questa distensione le offre, ovvero di guadagnare tempo nel suo continuo scontro con la più grande economia del mondo. Al contrario, dovrebbe proseguire con i suoi sforzi, iniziati a fronte di un'apparente linea dura degli Stati Uniti nella primavera del 2019, per accelerare la ristrutturazione del suo sistema finanziario interno. Allo stesso tempo, dovrebbe cercare di garantire il suo accesso ai flussi di capitale globali fino a quando il suo sistema finanziario non potrà vantare basi più solide”.

“In sette mesi – rileva l’economista - ci sono stati dei progressi nel piano di ristrutturazione iniziato dalla Cina, ma il processo non è ancora completo e fino a quando non lo sarà, Pechino sarà esposta a un'arma non ancora utilizzata da Washington: l'accesso al dollaro. In effetti, resta aperta la finestra per continuare questo sforzo poiché il presidente degli Stati Uniti è attualmente impegnato nella sua campagna elettorale per la rielezione, almeno fino al novembre 2020. Tuttavia, se il presidente dovesse restare in carica fino al 2024, i vincoli che gli hanno impedito di continuare sulla linea aggressiva nella guerra commerciale perseguita negli ultimi 18 mesi, potrebbero svanire rapidamente una volta confermati i risultati elettorali”.

Quindi, “affinché la Cina possa effettivamente rivendicare la sua parte di ‘vittoria’ in quella che potrebbe rivelarsi una lotta estesa contro gli Stati Uniti, dovrà nel lungo termine stabilire un sistema finanziario interno stabile (con l'aiuto delle banche americane in scia alla fase1), rafforzare il proprio mercato nazionale dei capitali e, in definitiva, ridurre drasticamente la propria dipendenza dal dollaro per finanziare l’economia”.

“Per gli investitori, il sollievo ciclico dall'accordo commerciale della fase 1 appare ben prezzato visto il rally del quarto trimestre dei risk asset. Tuttavia, una ripresa locale più significativa in Cina dovrebbe accelerare le opportunità nella sua trasformazione interna attraverso la tecnologia, la sanità, le assicurazioni e le azioni A-share on-shore”, conclude Villamin

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