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2/24/2020 | Lorenza Roma
L'ultima serie di dati sulla fiducia mostra che il settore manifatturiero statunitense si sta dimostrando più resiliente di quello europeo. Lo spiega Paolo Zanghieri, senior economist di Generali Investments. La performance migliore del previsto dei dati di gennaio degli indici FED di New York e Filadelfia, probabilmente confermati la prossima settimana dai dati sugli acquisti, mostrano che le tensioni del primo trimestre per il taglio alla produzione del Boeing 737 e l’impatto del coronavirus sono compensati da altri fattori, probabilmente legati all'allentamento delle tensioni tra USA e Cina sul commercio. L'esperto prevede per il mercato USA una crescita dell'1,6% per il 2020 (rispetto ad un consensus delle stime pari all'1,8%), con un rapido rimbalzo nella seconda metà dell'anno.
Il quadro appare più contrastato nell'area euro: il calo negli ordini per l’esportazione segnalato dal PMI manifatturiero, se prolungato, costituirà una sfida per le aspettative di una ripresa sostenuta da un forte commercio globale, mentre la fiducia delle imprese è ancora a livelli bassi. La debolezza persistente all'inizio dell'anno ha portato la società a rivedere al ribasso allo 0,8% le previsioni di crescita per il 2020 nell’area euro (rispetto ad un consensus dell’1,1%): l’impatto del coronavirus rappresenta chiaramente un ulteriore fattore di rischio al ribasso.
Le sorprese positive dai dati statunitensi e le ricadute del COVID-2019 supportano al momento il dollaro USA rispetto all’euro nel breve termine e secondo le previsioni dell'esperto, il tasso di cambio rimarrà nell'intervallo 1,09 / 1,11 nei prossimi 3-6 mesi.
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