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Reti, a rischio 15 miliardi di raccolta. E per i CF...

3/28/2020

Se applichiamo le stime di Moody's e Mediobanca Securities all'intera industria è questo l'impatto previsto, per ora, della crisi Coronavirus. Difficile calcolare il pericolo "abbandono"


Iniziano a emergere le stime dell’impatto dell’emergenza Covid-19 sull’industria del risparmio gestito e della consulenza finanziaria internazionale e nazionale. Stime che sicuramente dovranno essere riviste perché, come molti gestori affermano, da qui a fine aprile dovremo fare i conti con dati macroeconomici “terribili”.

 

A livello internazionale la prima doccia fredda è firmata Moody’s. Come abbiamo avuto modo di segnalare in settimana con l’articolo “Moody's declassa l'asset management a negativo”, l’agenzia di rating ha affermato senza esitazione che “la pandemia metterà a dura prova le entrate e il flusso di cassa dei gestori patrimoniali, che sono altamente correlati ai movimenti degli indici dei mercati finanziari”. Con un inevitabile impatto sugli asset under management, sui flussi di cassa (fortemente correlati al beta del mercato e alle performance degli investimenti) e sui ricavi delle commissioni di performance (destinati a ridursi drasticamente per tutto il 2020, rispetto ai livelli del 2019).  

 

Una prima “tiepida” conferma arriva dai dati di Assogestioni di fine febbraio che rivelano una lieve frenata della raccolta netta complessiva (-406 milioni), ma soprattuto una brusca diminuzione del patrimonio complessivo che è passato dalla cifra record di 2.320 miliardi di euro, ai 2.292 miliardi di fine febbraio, riportando le masse vicino ai livelli di fine settembre (2.282). Saranno decisivi i dati di marzo per iniziare a quantificare il reale impatto dell’emergenza che, potrebbe, se consideriamo il report firmato da Mediobanca e relativo all’analisi dei flussi sui prodotti di risparmio gestito nel corso di tutto il 2020 delle reti quotate italiane, portare ad una frenata del 40%. Secondo gli esperti di Mediobanca Securities è questo l’impatto complessivo su Fineco, Banca Generali, Azimut e Banca Mediolanum. 

 

Se le stime di Mediobanca fossero confermate e valide per l’intera industria delle reti dovremmo aspettarci, alla fine del 2020, un impatto sulla raccolta netta complessiva del settore di almeno 15 miliardi di euro. Il che significherebbe chiudere l’anno con un saldo positivo a livello di settore di circa 20 miliardi, contro i 34,9 registrati alla fine dell’anno scorso. Un risultato che, comunque, viste le premesse sarebbe “positivo” per l’industria, ma non così positivo per i consulenti finanziari.

 

Se consideriamo il dato medio di raccolta pro capite registrato nel 2019 (+1,5 miliardi di euro per singolo cf), e ipotizziamo che nessun consulente lascerà la professione nei prossimi mesi, ci troveremmo di fronte ad un bilancio annuale poco rincuorante per i liberi professionisti: mediamente non si raggiungerebbe il miliardo di raccolta annuale. Un dato che se confermato potrebbe portare ad un risultato ancora più pericoloso: l’abbandono della professione da parte di numerosi consulenti.

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