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Obbligazionario, una crisi mai vista prima. L'analisi

5/14/2020 | Redazione Advisor

John Beck (Franklin Templeton): “Stiamo individuando alcune possibili opportunità nelle nuove emissioni e nelle obbligazioni societarie investment grade”


Al verificarsi di una crisi, la sola cosa che interessa gli investitori è evitare il rischio. John Beck, director of fixed income, London and senior vice president di Franklin Templeton Fixed Income, rileva che “oggi sono pochi gli asset tendenzialmente percepiti come privi di rischio, ma i Treasury statunitensi, i titoli di Stato tedeschi, i Gilt britannici e i titoli di Stato giapponesi rientrano in questa categoria”.

“Alcune economie – argomenta l’esperto - hanno subito una rapida contrazione, ma non è detto che la ripresa sarà altrettanto veloce. Crediamo improbabile un recupero marcato dai minimi, a forma di V. Speriamo che non assuma una forma a L, che caratterizza una flessione economica più lunga. All’affacciarsi della crisi, in un precedente blog abbiamo suggerito che le banche centrali avrebbero probabilmente sottoscritto lo stesso giuramento prestato dai medici, il giuramento di Ippocrate, impegnandosi cioè a ‘non nuocere’. E crediamo che continueranno a sforzarsi di tener fede all’impostazione di Ippocrate anche dopo che le cose inizieranno a tornare alla normalità. Le banche centrali sono state rapidissime a sostenere i mercati e sono convinto che l’eliminazione di alcune misure di sostegno sarà lenta, in linea con la nostra visione di una ripresa economica probabilmente graduale. Di norma, le banche centrali reagirebbero alla ripresa di una più robusta attività economica innalzando i tassi di interesse. Tuttavia non riteniamo che i rendimenti saliranno molto velocemente; la speranza degli investitori di ritrovare rendimenti del 5% sembra ancora difficile da esaudire".

Sotto il profilo degli investimenti, “come molti abbiamo adottato una politica di prevenzione del rischio. I mercati hanno registrato movimenti di prezzo molto bruschi e, fondamentalmente, dobbiamo capire se riteniamo che sia mutato il contesto e in che misura tali cambiamenti si riflettono nei prezzi di mercato attuali. Molti investitori desiderano certamente evitare gli investimenti più complessi o di natura speculativa di cui non si conoscono chiaramente le possibili perdite. Basandoci unicamente su tale elemento, la domanda di titoli di Stato dovrebbe rimanere elevata. Ma dobbiamo anche precisare chi sono i maggiori acquirenti di obbligazioni in questo momento, ovvero le banche centrali”.

“Ciò detto – sottolinea l’economista - stiamo individuando alcune possibili opportunità nelle nuove emissioni e nelle obbligazioni societarie investment grade. Ad esempio, nell’attuale contesto potrebbe essere utile inserire in portafoglio i pubblici servizi e i supermercati. Tuttavia, non sappiamo quando torneremo tutti alla normale attività e se lo scenario sarà diverso. Ad esempio, aumenterà il numero di persone che lavorano stabilmente da casa, riducendo i tassi di occupazione degli edifici ad uso ufficio? E quale sarà la domanda di materie prime? Risalirà quando torneremo tutti al lavoro? La flessione delle quotazioni petrolifere è stata talmente sorprendente da conquistare le prime pagine dei giornali, ma gli investimenti nel settore petrolifero potrebbero premiare nell’ipotesi di un più rapido ritorno alla normalità. Cerchiamo di inserire in portafoglio posizioni ragionevoli, mentre la crescita economica recupera alcuni tratti di normalità. In un universo popolato da società dalla sostenibilità chiaramente dimostrabile, perfettamente in grado di assolvere al pagamento delle cedole, riteniamo opportuno cercare questo genere di opportunità”.

“Guardando realisticamente al futuro, possiamo aspettarci che i rendimenti dei titoli di Stato rimarranno molto bassi soprattutto perché, come si è detto, tra gli acquirenti c’è anche la banca centrale che è insensibile al prezzo e acquisterà tutte le obbligazioni che gli emittenti pubblici cercheranno di vendere. A nostro avviso, le migliori opportunità d’investimento verranno probabilmente da alcune tipologie di obbligazioni più remunerative, poiché il tasso di rendimento offerto da alcuni degli investimenti più rischiosi rispetto ai titoli di Stato potrebbe attrarre un maggiore interesse”.

"In prospettiva – conclude – Beck - dovremo verificare le conseguenze di tutti gli stimoli che si stanno applicando e capire se causeranno turbolenze economiche o di mercato. Pensiamo che alla fine raggiungeremo un punto di non ritorno in corrispondenza del quale monetizzare le emissioni governative diventerà effettivamente difficile; tuttavia, riteniamo che l’offerta non sia ancora tale da innescare un significativo e immediato aumento dei rendimenti obbligazionari".

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