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L’abbondanza di liquidità spiana la strada alla consulenza finanziaria

1/18/2021 | Daniele Riosa

Andrea Rocchetti di Moneyfarm spiega che “per farlo deve rendersi accessibile a una fetta di mercato sempre più ampia, evolvendosi verso un approccio più digitale, trasparente e semplice”


L’ultimo rapporto Consob sulla ricchezza delle famiglie italiane ha sottolineato con forza quanto sia aumentata la vulnerabilità delle famiglie per effetto della crisi innescata dalla pandemia di Covid-19. Andrea Rocchetti, head of investment advisory di Moneyfarm, riporta alcuni dati interessanti: “Circa il 30% degli intervistati – rileva - dichiara di non essere in grado di fronteggiare una spesa inattesa di 1.000 euro e poco più del 30% afferma di aver subito una riduzione del proprio reddito nell’ultimo anno. Il 47% circa degli intervistati riferisce di aver contratto un debito, prevalentemente con istituzioni finanziarie. Il 35% del campione ha ridotto le proprie spese e più del 10% ha intaccato i propri risparmi”.  

“Eppure – sottolinea l’analista - leggendo i dati dell’industria italiana del risparmio gestito, sia in termini assoluti sia in relazione al 2019, tutto si potrebbe dire del 2020 tranne che ci sia stato un anno di crisi. Nel 2020, infatti, il sistema del risparmio gestito italiano nel suo complesso è passato da un patrimonio record di 2.280 miliardi a oltre 2.393 miliardi di euro (dati Assogestioni aggiornati a novembre 2020). E, in particolare, per le reti dei consulenti finanziari i dati del 2020 finora disponibili mostrano un deciso miglioramento rispetto al 2019: a novembre la raccolta netta è pari a oltre 37.7 miliardi, seppur in parte arrivata da soluzioni di mera liquidità. Le reti hanno avuto quindi un peso molto importante per l’industria del risparmio nel 2020 in quanto il loro apporto all’intera raccolta del gestito ha pesato quasi l’80% (dati Assoreti e Assogestioni)”.

“Ad ottobre 2020 – continua il gestore - in Italia il debito pubblico è arrivato a quota 2.587 miliardi e la liquidità a oltre 1.700 miliardi. Al di là delle azioni con cui lo Stato cerca, da un lato, di fare cassa e, dall’altro, di stimolare i consumi e un utilizzo più efficiente della ricchezza, la liquidità è sempre più un asset da valorizzare e sfruttare. Oltre al costo-opportunità di investire, bisogna tenere presenti i tassi negativi, i potenziali rischi e i costi cui vanno soggetti i patrimoni parcheggiati nei conti correnti. Non a caso, ci dice sempre Consob, chi investe i propri risparmi con la guida di un consulente tende a lasciare in liquidità una quota meno importante del proprio patrimonio. Questa evidenza, insieme al buon grado di soddisfazione riscosso dalla consulenza tra chi l’ha effettivamente ricevuta, il 66% dei clienti sotto consulenza nel 2019 ha deciso di servirsene ancora nel 2020, dovrebbe indicare a tutti i risparmiatori la strada più virtuosa nella gestione del proprio patrimonio e, all’industria italiana del risparmio la necessità di attivare alcune leve importanti per continuare a migliorarsi”.

“La crisi innescata dalla pandemia – constata l’analista - contribuisce ad acuire le sfide legate ad alcuni cambiamenti strutturali delle economie avanzate come l’invecchiamento della popolazione e la digitalizzazione. In generale, l’impatto delle varie restrizioni pandemiche sulla clientela dei servizi finanziari è stato molto chiaro: il digitale ha visto un'importante accelerazione su tutti i fronti e gli effetti saranno duraturi. Per l’industria del risparmio gestito si tratta dunque di mettere a disposizione del maggior numero possibile di risparmiatori soluzioni evolute, digitali, semplici ed efficienti".

La digitalizzazione "porta grandi benefici quali costi bassi e flessibilità, infatti, anche nella gestione del risparmio senza comprometterne la qualità e offrendo sempre alla sua clientela la guida di un consulente. A tal proposito, il rapporto Consob ricorda che uno dei motivi principali per cui i risparmiatori non si rivolgono a un consulente è che hanno a disposizione piccoli capitali, mentre a motivarli alla consulenza digitale sarebbe proprio la possibilità di avere a disposizione un consulente in carne e ossa”.

L’economista spiega che “fissare un appuntamento con il consulente, nell’esperienza di Moneyfarm, raddoppia le probabilità che un cliente inizi effettivamente a investire e, a parità di patrimonio dichiarato, porta a un investimento iniziale medio superiore del 40% circa. Dare continuità nel tempo a questa relazione, inoltre, rende il cliente più fedele ai suoi obiettivi di investimento e più incline a incrementare l’investimento nel tempo: gli investimenti aggiuntivi annuali sono 3.5 volte superiori”.

In sintesi, “la buona consulenza finanziaria è quella che, attraverso la tecnologia, abbatte i costi senza compromettere la qualità del proprio servizio. In Moneyfarm, grazie ad un approccio digitale innovativo unito a una consulenza evoluta, è stato democratizzato un servizio che nell’industria tradizionale è ancora riservato a pochi investitori, con l’obiettivo di dare costantemente quelle risposte di vicinanza, accessibilità, monitoraggio in tempo reale dei risultati e immediatezza, che ormai i clienti finali cercano e apprezzano sempre di più”.

“Fondamentale è, in quest’ottica, incoraggiare e facilitare l’accesso alle informazioni sui propri investimenti e soprattutto a quei concetti di educazione finanziaria che non sono compresi dalla stragrande maggioranza dei risparmiatori”, conclude Ronchetti.

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