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Consulenza, il classico approccio finanziario non basta più

4/27/2021 | Daniele Riosa

Secondo la ricerca commissionata da Invesco, emerge che, per portare gli investitori fuori dalla trappola della liquidità, sono necessarie argomentazioni che parlino direttamente alle persone prima ancora che ai loro portafogli


L’anno appena trascorso ha avuto un impatto dirompente su tutti gli aspetti delle nostre vite e anche il rapporto che gli italiani hanno con il proprio consulente finanziario e con gli investimenti è cambiato. Ma in che modo? Lo rivela l'indagine commissionata da Invesco e condotta da Eumetra che mette a confronto consulenti e investitori a un anno dall'inizio della pandemia.

La ricerca, svolta su un campione di 803 investitori e 301 consulenti, ha messo in luce quanto, in un momento drammatico senza precedenti, l’investitore abbia dimostrato nervi saldi e consapevolezza: la prima necessità, infatti, per il 26% risulta essere il desiderio di studiare e informarsi di più prima di investire, seguita dal desiderio di diversificare (25%) e di essere più razionale (23%). Infine, nonostante oltre un anno di social distancing e video call, l’investitore riconosce il valore cruciale di un buon consulente (13%), a testimonianza che, in momenti difficili, i rapporti umani e professionali di qualità si rivelano fondamentali.

A proposito di consulenza, la ricerca, oltre all’ascolto degli investitori, ha coinvolto, come detto in precedenza, anche 301 consulenti finanziari che si sono rivelati molto competenti e interessati ai temi dei trend strutturali proposto. In più parti del sondaggio il giudizio dei consulenti si è rivelato allineato a quello dei loro assistiti, con almeno un distinguo interessante:
• gli investitori hanno posto la loro attenzione nel valutare i singoli trend entrando nel merito, per capirne i protagonisti e le loro strategie, gli impatti sociali ed economici
• i consulenti finanziari hanno più spesso valutato il sistema dei trend interessante in sé, come prospettiva di diversificazione e gestione del portafoglio dei rispettivi clienti, ma apparentemente con minor passione a entrare nel merito del singolo trend. Questa diversità di prospettive sembra suggerire che il solito ‘classico’ approccio finanziario da solo non basta più e si potrebbero perdere delle opportunità.

Oggi, per portare gli investitori fuori dalla trappola della liquidità, sono necessarie argomentazioni che parlino direttamente alle persone prima ancora che ai loro portafogli. Ovviamente il racconto di storie aziendali concrete dovrà essere coniugato con le giuste ricette finanziarie e un’asset allocation mirata per ogni investitore. Questo ‘nuovo’ mix di solide competenze finanziarie, linguaggi innovativi e capacità di comprendere a quale livello di racconto ingaggiare il cliente, rappresenta uno degli obiettivi del consulenti del futuro. La sfida è essere sempre di più consulente per la persona e non solo per il portafoglio.

E in un Paese in cui si rileva da sempre un’enorme liquidità sui conti correnti, aspetto che la pandemia ha accresciuto, la ricerca evidenzia nell’84% del campione un orientamento alla crescita del proprio patrimonio nel prossimo futuro (2-3 anni), una crescita prudente e non orientata al rischio eccessivo, anche se si ritiene utile disporre di una liquidità maggiore rispetto al solito (nel 55% dei casi). Ciò che balza all’occhio è che questa predisposizione all’investimento, per compiersi, ha bisogno di motivazioni sufficientemente credibili: l’investitore italiano si dimostra quindi poco sensibile al globale andamento positivo dei mercati, cerca motivazioni più solide nel tempo.

Ma quali possono essere motivazioni percepite come convincenti? Storytelling, innovazione, trend strutturali di lungo periodo e impatto, motivazioni che mettono ancora una volta al centro l’individuo e i suoi bisogni, compreso quello di capire in cosa si sta investendo e di contribuire a un mondo migliore, dandogli un senso nella sua utilità sociale ed economica.

In questo scenario diventano determinanti le capacità di raccontare, appassionare e coinvolgere e quella di ascoltare e trasformare le strategie di investimento in risposte concrete a necessità e obiettivi familiari. Per quanto riguarda i trend strutturali, vengono identificati come uno dei pilastri della saggezza finanziaria e i più noti sono quelli che maggiormente hanno impattato le nostre vite negli ultimi mesi: internet, e-commerce e salute. Per l’86% degli intervistati tutto ciò che attiene all’universo digitale aumenta la sostenibilità nel mondo e per l’89% crea valore per l’economia. Anche il trend ESG viene valutato un miglioratore del mondo dall’81% del campione e, a seguito della pandemia, i criteri ESG hanno mostrato un’evoluzione, e oggi ci si aspetta che la sostenibilità salvi il mondo (riscaldamento globale 44%) e migliori la gestione delle risorse scarse (41%). L’healthcare, dopo il digital, è il trend più noto presso gli investitori: l’utilità sociale immediata di questo trend porta l’85% del campione a legarlo al miglioramento del mondo e l’89% ne percepisce la creazione di valore per l’economia e le imprese.

Rita Schirinzi (in foto), head of marketing Italy di Invesco, ha così commentato i dati emersi: “La nostra ricerca mette in luce un cliente/investitore nuovo, che si aspetta racconti di grande concretezza e pragmatismo, anche quando si parla di valori (come nel caso delle soluzioni ESG). Se lo aspetta da tutti i settori, da tutte le imprese e la finanza non fa, né farà eccezione. Se il mondo finanziario accetterà questa sfida ed affiancherà alla propria cultura e strumentazione finanziaria approcci e dimostrazioni sulla effettiva concretezza ed impatto su società ed economia delle sue soluzioni di investimento, svolgerà anche quel ruolo sociale che si era in passato perso nelle nebbie delle precedenti crisi finanziarie. Aiutare le famiglie ad investire, per migliorare il proprio patrimonio, aiutando economia reale, società ed ambiente è il vero modo per riscoprire il senso e lo scopo dell’industria finanziaria dei suoi protagonisti.”

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