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Digital-intermediazione inevitabile. Ma attenti al fattore fiducia

5/15/2021

Gli attori più tradizionali sono chiamati a non cercare più alibi per non investire. Il mondo della consulenza finanziaria deve raccogliere in anticipo la prossima sfida.


Qualcuno la definisce la quarta rivoluzione digitale. Altri si limitano a parlare di Financial Revolution. Tutti parlano dello stesso argomento: l’innovazione tecnologica incentrata sulla digitalizzazione di prodotti e processi. Un’innovazione che viene ormai ufficialmente promossa e positivamente considerata dall’Unione Europea (come dimostra il Next Generation EU).

 

Ma come confermato dal recente Quaderno Fintech della Consob (La portabilità dei dati in ambito finanziario, a cura di A. Genovese e V. Falce), se guardiamo al settore finanziario  “l’innovazione veicolata dalle nuove tecnologie (“Fintech”) si esprime in un ampio ventaglio di modalità. Le opportunità del cambiamento, per gli operatori come per la clientela, sono enormi, favorendo la definizione di prodotti e servizi nuovi e personalizzati, consentendo rapporti decentrati, scambi e rapporti disintermediati, agevolando l’emersione di nuovi modelli di business, di geometrie variabili sul mercato e di architetture di sviluppo sempre nuove”.

 

Insomma stiamo parlando veramente di un nuovo mondo che, con la pandemia, ha subito una forte accelerazione che ha visto, da un lato, un settore come quello della consulenza finanziaria emergere in maniera positiva (reti, consulenti, clienti hanno in più occasione sottolineato i vantaggi della tecnologia in questa lunga fase di distanziamento sociale). Dall’altro settori come quello bancario tradizionale e assicurativo scontrarsi con i propri limiti.

 

L’ultima conferma arriva da Il World Insurance Report 2021, pubblicato da Capgemini ed Efma che rivela come solo il 32% delle compagnie assicurative sostenga che i canali digitali risultino efficaci ai fini della vendita, dal momento che non consentono consulenze personalizzate. Non solo. Dalle dichiarazioni dei clienti del settore assicurativo emerge come facilità e velocità di accesso alle informazioni condizionino la loro esperienza: il 77% dei dirigenti assicurativi afferma che agenti e broker sono il loro canale di distribuzione più importante, ma più del 40% dei clienti retail con almeno una copertura assicurativa ha dichiarato che è stato difficile contattarli al di fuori dell’orario d’ufficio e che le misure di lockdown e distanziamento sociale hanno complicato la situazione. 

 

La logica dell’orario d’ufficio, tipica del mondo bancario tradizionale e del mondo assicurativo, già era stata messa in discussione dal mondo delle reti prima del Covid, oggi viene vissuta dai clienti stessi come obsoleta. Anche a causa dell’abitudine ad agire in tutti i settori senza intermediari. Come sottolineano A. Genovese e V. Falce nel Quaderno della Consob: “nella formula disintermediata e decentralizzata di relazioni economiche a “matrice digitale”, gli operatori del mercato elaborano, definiscono, personalizzano e offrono prodotti e servizi, ricorrendo a tecniche predittive ed intelligenti che usano e riusano i dati personali della clientela, anonimizzati e commerciali, abbinando quelli “esterni”, estratti dal magma della rete, con quelli propri del patrimonio aziendali, e come tali “interni” all’impresa, in un ciclo continuo”. Ma “L’accrescimento della componente tecnologica della produzione e della erogazione dei prodotti e dei servizi finanziari facilita e velocizza i processi, con possibilità di implicazioni positive e negative che richiedono una attenta riflessione sugli spazi da rimettere al mercato e gli ambiti da assoggettare ad una nuova regolazione”.

 

Ma questo bisogno di regolazione non si può e non si deve tradurre in una frenata (impossibile da imporre) ad una evoluzione che ormai tocca tutti gli ambiti della nostra vita e tutti i settori del mondo economico finanziario. Per questo gli attori più tradizionali sono chiamati a non cercare più alibi per non investire in innovazione tecnologica ma a trasformare il Fintech in un alleato prezioso. Il mondo della consulenza finanziaria, lo abbiamo ormai detto più volte, lo ha capito. Adesso, forte di questo vantaggio, deve raccogliere in anticipo la prossima sfida: evitare che la tecnologia mini la fiducia.

 

Come sottolineano gli autori del Quaderno Consob, “la migrazione dei servizi finanziari verso ambienti sempre più digitali e caratterizzati da una normativa frammentaria e settoriale”, rischia, se non gestita, “di sfociare in vuoti di tutela che a loro volta possono minare la fiducia nel sistema finanziario”. Serve un rapido “ragionamento giuridico per scongiurare tali eventualità, all’insegna della chiarezza ricostruttiva, della certezza del diritto e dei principi generali”. Intanto, aggiungiamo noi, serve la lungimiranza e il buon senso dell’industria che ha la grande occasione per trasformare quello che una volta era definito il rischio di “disintermediazione digitale” in capacità di costruire un vero modello di “digital-intermediazione”, completo, personalizzato, di facile utilizzo e “affidabile”.

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