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Consulenza, ecco perché è meglio dire addio alle retrocessioni

3/14/2022 | Redazione Advisor

Simone Rosti (Vanguard): “Crediamo che il divieto alla prassi commerciale basata sugli incentivi sia il modo migliore per assicurare agli investitori retail una consulenza imparziale”


ìE’ giunto il momento per dire addio alle retrocessioni? Secondo il Vanguard research “12 Myths about inducements” sì. Plus 24, l’inserto del Sole 24 Ore, ha ripreso le principali evidenze del report della società, da cui emerge che in UK e Olanda, cove gli inducements sono stati eliminati, si è assistito ad uno spostamento da prodotti costosi a prodotti meno costosi, una maggiore concorrenza con più ampia offerta di prodotti, un incremento della consulenza automatizzata per la fascia di clientela "piccola" meno seguita dagli operatori, un aumento del livello della preparazione dei consulenti, un aumento della consapevolezza del risparmiatore.

Simone Rosti, country head di Vanguard in Italia, sottolinea che “è importante garantire che gli investitori alla ricerca di consulenza finanziaria abbiano accesso a un mercato aperto e competitivo, libero da potenziali conflitti di interesse e in grado di fornire risultati incentrati sull'investitore. Abbiamo bisogno di un sistema in cui i consumatori non si preoccupino del rischio di essere esposti a consulenza in conflitto, a una scelta limitata di prodotti e a costi elevati. La Retail Investment Strategy offre la rara opportunità per l'Unione europea di stimolare un regime che incoraggi le persone a risparmiare per il proprio futuro a lungo termine, riduca le barriere agli investimenti e garantisca che gli investitori abbiano accesso a un trattamento equo. Crediamo che il divieto alla prassi commerciale basata sugli incentivi sia il modo migliore per assicurare agli investitori retail una consulenza imparziale”.

E anche un consulente indipendente italiano, Andrea Zanella, segnala: “Una normativa come quella inglese e olandese potrebbe essere davvero il catalizzatore per innalzare la conoscenza finanziaria degli italiani. Solo una normativa così forte renderebbe coscienti la maggior parte degli italiani che investire comporta un costo e sappiamo che quando una cosa non è gratis, come molti pensano ancora sia la consulenza bancaria e quella di tante reti, si può cominciare a pretendere e si comincia a fare dei confronti e a informarsi. Solo con la trasparenza si può pensare che l'asimmetria informativa presente in finanza possa diminuire”.


Di seguito i 12 miti da sfatare delle retrocessioni individuati dal Vanguard research “12 Myths about inducements”

Mito 1: Il pagamento delle commissioni è una pratica standard nell'Ue e non ha un impatto negativo sui servizi offerti dai consulenti. FALSO. Il modello basato su commissioni che domina la distribuzione dei prodotti di investimento al dettaglio nell'Ue dà origine a potenziali conflitti che disallineano gli interessi dei gestori di fondi di investimento e degli intermediari, rispetto a quelli degli investitori finali. Il pagamento di commissioni agli intermediari può causare distorsioni, avvantaggiando prodotti che pagano commissioni più elevate rispetto a quelli che pagano meno o nessuna commissione, anche se ciò non è nel migliore interesse del consumatore.

Mito 2: le attuali norme sugli incentivi nell'ambito del regime MiFID II funzionano correttamente e non richiedono alcuna modifica. FALSO. La MiFID II ha avuto solamente un impatto positivo limitato sul livello di trasparenza di costi e oneri. I conflitti tra gli interessi delle società di gestione e degli intermediari, da un lato, e gli interessi degli investitori dall'altro, continuano a sussistere. Vi sono inoltre stati approcci divergenti a livello locale e questo ha portato alcuni paesi ad avere un'interpretazione molto ampia di ciò che si qualifica come un miglioramento sufficiente della qualità del servizio ai consumatori per giustificare la ricezione di incentivi, mentre altri hanno adottato un'interpretazione più restrittiva. Di conseguenza, gli investitori comunitari hanno ottenuto livelli di trasparenza e protezione molto diversi. In una recente revisione dell'impatto sugli incentivi su costi e oneri, l'Esma ha individuato una serie di problemi e ha formulato raccomandazioni corrispondenti alla Commissione europea in vista dell'imminente revisione della MiFID II.

Mito 3: C'è sufficiente trasparenza sui pagamenti delle commissioni secondo le regole MiFID II in tema di divulgazione degli incentivi permessi. FALSO. Le attuali regole di informativa non consentono ai consumatori di avere un livello sufficiente di comprensione di ciascuno dei servizi per i quali stanno pagando e del loro costo specifico. Solo distinguendo il costo della consulenza da quello del prodotto, i consumatori sono in grado prendere decisioni informate e se accettare o meno la consulenza.

Mito 4: l'introduzione di un divieto sugli incentivi sarebbe troppo dirompente per il sistema di distribuzione in Europa. FALSO. Sia il Regno Unito sia i Paesi Bassi hanno introdotto con successo il divieto alla vendita basata su commissioni, a vantaggio dei consumatori domestici.

Mito 5: un divieto di incentivi comporterebbe un gap nella consulenza. FALSO. Le evidenze dal Regno Unito e dai Paesi Bassi hanno dimostrato che l'introduzione di un divieto sugli incentivi non porta ad alcun gap di consulenza. La stragrande maggioranza dei consumatori continua a chiedere consulenza se ritiene che il prezzo sia corretto.

Mito 6: un maggiore utilizzo della consulenza automatizzata non è la strada giusta per gli investitori retail. FALSO. Dovrebbe essere incoraggiato lo sviluppo di una gamma di opzioni innovative di consulenza e orientamento per gli investitori retail. Disporre di opzioni progressive, compresa una consulenza a basso costo basata sulla tecnologia, contribuirebbe a garantire che le diverse esigenze degli investitori nell'Ue siano soddisfatte.

Mito 7: senza retrocessioni non vi è alcun incentivo per il distributore a collocare prodotti di investimento. FALSO. A seguito dei divieti di incentivo nel Regno Unito e nei Paesi Bassi, il mercato degli investimenti retail è aumentato.

Mito 8: senza incentivi, ci saranno meno investimenti retail (e più risparmio). FALSO. Non vi sono prove materiali che suggeriscano che i cittadini smettano di investire quando viene loro addebitata una parcella esplicita per i servizi di investimento.

Mito 9: le retrocessioni sono un incentivo per la Capital Market Union (Cmu) FALSO. La Capital Market Union avrà successo solo se la partecipazione degli investitori retail aumenterà e se questi riceveranno un trattamento corretto. Sebbene si possa sostenere che gli incentivi aumentino i livelli di partecipazione ai mercati dei capitali, non si può invece sostenere che un sistema che espone gli investitori retail al rischio di consigli contrastanti, scelta di prodotti ridotta e aumento dei costi rappresenti un "trattamento corretto”.

Mito 10: gli incentivi consentono ai distributori di rendere disponibile una gamma più ampia di prodotti. FALSO. Le prove suggeriscono che è vero l'esatto contrario! Secondo l'Afm, una volta introdotto nei Paesi Bassi il divieto alle vendite su commissione, la concorrenza sui prodotti è effettivamente aumentata. Allo stesso tempo, i prezzi dei fondi sono diminuiti di circa il 50%, in gran parte a causa del fatto che i prodotti di investimento passivi erano più facilmente disponibili per gli investitori retail. Inoltre, l'accresciuta concorrenza ha fatto sì che gli intermediari dovessero migliorare la qualità dei propri servizi, invece di essere motivati dalla retrocessione più favorevole, e ora i consulenti sono concentrati sul miglior mix di prodotti e servizi per rispondere al meglio ai bisogni dei propri clienti. Uno studio dell'Fca ha rilevato che mentre fino al 60% dei flussi sui fondi britannici era stato indirizzato sui fondi più costosi prima dell'introduzione del Rdr, questa percentuale era scesa al 20% quasi due anni e mezzo dopo l'entrata in vigore del divieto.

Mito 11: i pagamenti degli incentivi garantiscono che i consulenti/distributori finanziari siano sufficientemente formati per comprendere e consigliare sui prodotti finanziari. FALSO. Elevati standard di professionalità per i consulenti sono un requisito fondamentale per migliorare la qualità della consulenza fornita. È ben noto che, nonostante siano stati pagati incentivi per la formazione dei consulenti (così come per altri motivi), l'attuale sistema non favorisce la professionalizzazione della consulenza finanziaria. Di conseguenza, vi sono crescenti richieste per un sistema di formazione e certificazione obbligatorie per i consulenti finanziari nell'Ue.

Mito 12: gli incentivi contribuiscono allo sviluppo di prodotti e servizi a basso costo e quindi riducono il costo totale dell'investimento per gli investitori finali FALSO. Non vi sono evidenze che gli incentivi portino allo sviluppo di offerte di prodotti e servizi a basso costo e riducano il costo complessivo dell'investimento. I mercati in cui sono stati introdotti divieti sulle pratiche di vendita basate su commissioni – Regno Unito e Paesi Bassi – sono caratterizzati da commissioni più basse per gli investitori e da un insieme diversificato di offerte di servizi disponibili per gli investitori retail.

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