Retrocessioni, Commissione UE con le spalle al muro
Si allontana l’abolizione tout court delle retrocessioni. Da quanto risulta al Sole 24 Ore, dalla riunione di giovedì presso la Fisma (direzione generale della stabilità finanziaria e dei servizi finanziari della Commissione europea), gli stati presenti hanno alzato un muro contro l’abolizione degli inducement volute dalla Commisisone UE. La riunione, spiega sempre il quotidiano di Confindustria, si è conclusa con un certo anticipo e neanche tutte le questioni poste alla platea (erano coinvolti: gli Stati, l’industria, i consumatori) sono state trattate.
Se alla fin fine la strada si mostrasse impraticabile, la commissione potrebbe utilizzare le altre due leve che ha a disposizione: alzare l’asticella dei servizi che giustificano il pagamento della retrocessione (come è già stato fatto in occasione sia della Mifid che della Mifid2) e dare una sterzata decisiva sulla trasparenza dei costi. Proprio sulla trasparenza, che in realtà è già prevista, le precedenti normative hanno mostrato la corda.
Le posizioni degli Stati
Quanto alle posizioni espresse, risulta al Sole 24 Ore, si sono espressi contro il ban: Germania, Italia, Austria, Lussemburgo, Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Belgio, Slovenia, Cipro, Lettonia e Francia. “Orientati” contro il ban: Spagna, Estonia, Grecia, Lettonia e Malta. Orientati a favore del ban solo la Finlandia ed esplicitamente a favore invece la sola Olanda, che è anche l’unico stato europeo che ha scelto già normativamente questa strada (lo aveva fatto anche il Regno Unito, che come si sa, è però uscito dalla Ue). Tutti gli altri Stati o non sono intervenuti o si sono dichiarati neutrali.