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Fideuram punta sui giovani manager, la storia di Andrea

3/7/2023 | Daniele Riosa

Il regional manager Andrea Dossi: “Qualcuno potrà obiettare che il giovane manca di esperienza, ma proprio per questo dobbiamo saper attingere dall’esperienza dei colleghi senior e renderla condivisibile con gli altri”


Fideuram-Divisione Bergamo e Provincia, con un post su LinkedIn, racconta, attraverso un’intervista, la storia del regional manager Andrea Dossi (in foto) per spiegare come la società stia puntando sui giovani anche a livello manageriale.

Di seguito riportiamo parte dell’intervista

Quali sono i principali step del tuo percorso professionale?
“Mi sono laureato in Economia e finanza, successivamente specializzato in Economia e management all'Università Bocconi e già questo è indicativo, perché è vero che mi piaceva la finanza, ma ho capito presto che il mio lavoro non poteva essere solo ed esclusivamente legato ai numeri: avevo bisogno di considerare anche l’aspetto umano. Dopo la laurea ho fatto uno stage nel dipartimento amministrazione, finanza e controllo di una grande azienda di elettrodomestici, dove c’erano possibilità di carriera. Presto però mi sono reso conto che non era il mio mestiere ideale, perché anche lì si parlava solo di numeri. Infine sono entrato in una banca tradizionale, dove finalmente non si parlava solo di numeri ma avevo a che fare con le persone, e questo aspetto ha influito particolarmente sulla mia scelta. In banca ho ricoperto vari ruoli, dalla cassa fino alla gestione della clientela private. Ho quindi conosciuto meglio il settore della consulenza finanziaria, sul quale ho deciso di puntare. Così ho iniziato a fare il direttore di una banca private qui a Bergamo. Questa è stata la mia prima esperienza in termini di responsabilità e gestione del personale. Però era impossibile offrire ai miei clienti il servizio di consulenza che meritavano, perché il ruolo del direttore assorbiva tantissimo tempo, energie e attività, tra cui impegni burocratici. A quel punto ho capito che la mia strada era la consulenza finanziaria e la maniera migliore di farla era da consulente iscritto all’albo, da libero professionista, con una certa flessibilità nell’organizzarmi”.

Perché hai scelto Fideuram?
“Dopo essermi guardato intorno la scelta è caduta su Fideuram perché questa azienda fin dall’inizio offre alle new entry un ottimo percorso. Il consulente non è abbandonato a se stesso, ma entra all’interno di un programma condiviso, che si basa sulle caratteristiche e le attitudini del singolo ed è un percorso di crescita a 360°, in termini di portafoglio personale, di esperienze, di professionalità, di capacità di avere a che fare con i clienti. In più, il lavoro da direttore mi aveva lasciato un certo interesse nella gestione delle risorse umane e in Fideuram c’era questa prospettiva, anche dichiarata, di cercare nuove leve manageriali”.

In Fideuram i manager sono molto giovani rispetto alla media…
“Io ho 34 anni, mentre l’età media dei manager nel settore è abbondantemente oltre i cinquanta. In azienda si sta formando una nuova leva di manager per una precisa scelta della banca, che intende così accompagnare il passaggio generazionale dei consulenti finanziari. Servono manager giovani perché i tempi sono cambiati ed è necessario tenerne conto; inoltre, i manager devono avere la possibilità di ricoprire questo ruolo per un certo tempo, perché si crei una certa competenza. L’azienda mette a disposizione di chi intraprende questo percorso un’attività di formazione molto importante. In sintesi: non si viene lanciati in mare a nuotare”.

Cosa caratterizza il lavoro in Fideuram rispetto ad altre realtà?
“L’aspetto più bello, a mio avviso, è proprio il fatto che vengano date opportunità di crescita anche ai giovani o a chi è entrato da poco: si tratta di una scelta lungimirante da parte della società. Qualcuno potrà obiettare che il manager giovane manca di esperienza; ma proprio per questo dobbiamo saper attingere dall’esperienza dei colleghi senior e renderla condivisibile con gli altri. Da parte nostra possiamo portare un orizzonte diverso e punti di vista differenti: c’è chi guarda il ruolo ancora in maniera molto tradizionale, mentre ci sono approcci più smart e innovativi anche nelle modalità di fare consulenza e di rapportarsi con la clientela”.

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