Tempo di lettura: 4min

La paura di gestire la tempesta bancaria di questo folle marzo

3/25/2023

Da giorni non si fa altro che parlare di contagio e i timori intorno al sistema finanziario internazionale (ed europeo in particolare) crescono. Cosa dire, in questo contesto, ai clienti dei consulenti?


Siamo alle prese con un mese di marzo a dir poco caotico per il mondo bancario. Da giorni non si fa altro che parlare di contagio e i timori intorno al sistema finanziario internazionale (ed europeo in particolare) crescono. La domanda che tutti si pongono è se siamo di fronte a scene di panico o a rischi reali. In questi casi conviene partire dai fatti per tranquillizzare i clienti e aiutarli a capire se e quali sono i rischi reali.

 

Una cosa è certa ricorderemo marzo 2023 come il mese del ritorno delle crisi bancarie.
L’8 marzo c’è stato il ritardo della pubblicazione dei conti del 2022 da parte di Credit Suisse dopo i dubbi segnalati dalla SEC sul 2019 e il 2020. Il 10 marzo, oltreoceano, è arrivata la notizia del fallimento della Silicon Valley Bank che richiama alla memoria la crisi di Lehman Brothers del 2008. Il 12 marzo è stata la volta dell’annuncio, sempre dagli Stati Uniti, del fallimento di Signature Bank. Il 14 marzo Credit Suisse ha dichiarato di avere debolezze sostanziali e, tra alti e bassi, si è arrivati al terzo weekend di marzo (18 e 19) con una banca europea sull’orlo del fallimento che viene salvata in seguito all’intervento della Banca Nazionale Svizzera e, conseguentemente, della storica rivale UBS che la rileva ponendo fine alla vicenda, ma aprendo ad una serie di effetti collaterali che ancora si stanno analizzando.

 

Nel corso della settimana che ci lasciamo alle spalle tante sono state le voci che hanno cercato di placare gli animi. L’ultimo intervento in questa direzione è firmato dalla presidente della BCE Christine Lagarde che sulla solidità delle banche dell'eurozona e rispetto al possibile impatto della crisi di Silicon Valley Bank e di Credit Suisse è intervenuta, il 24 marzo, nel corso dell'Eurosummit, con l’obiettivo di tranquillizzare i vertici dell’Unione. In particolare, secondo quanto riportato dall’ANSA, dopo la presentazione delle ultime decisioni sulla politica monetaria, per circa un'ora e mezza Lagarde ha risposto alle domande dei venti capi di Stato e di governo su un eventuale rischio sistemico innescato dalle vicende legate a Svb e Credit Suisse. Anche perché il 24 marzo è scoppiato un caso Deutsche Bank.

 

L’istituto tedesco, nonostante i bilanci “solidi”, ha fatto i conti con un crollo del titolo sotto quota 8 euro e un calo della capitalizzazione sotto i 17 miliardi di euro. Un crollo che è stato determinato dal balzo, nella serata precedente, dei cosiddetti Credit Default Swap (CDS) su Deutsche Bank. Perché il balzo in avanti dei CDS ha portato al crollo del titolo della banca? Perché i CDS hanno la funzione di fornire una sorta di “assicurazione finanziaria” agli obbligazionisti contro il fallimento della società. L’aumento repentino di questi contratti ha fatto scattare una preoccupazione sulla stabilità della banca tedesca, al punto da spingere qualche analista a parlare di una nuova tessera del domino pronta a cadere. E’ così?

 

Dare una risposta nel bel mezzo del weekend non conviene, visti i trascorsi di questo folle mese di marzo, ma vale la pena invitare tutti i consulenti finanziari a porsi un’altra domanda: come gestire questa nuova crisi per ridurne al minimo l’impatto sugli obiettivi di vita dei clienti? E qui possono venire in aiuto le società di gestione del risparmio. Ed è a loro e agli strategist che, hanno una visione di lungo periodo che dobbiamo rivolgerci. Ed è a loro che Advisor ha posto le prime domande (trovate qui i primi articoli che riuniscono le opinioni finora raccolte da Advisoronline) .

 

Un quadro completo ancora non c’è ma di certo è importante oggi più che mai, per chi fa consulenza, guardare oltre questo mese di marzo. “L’analisi storica suggerisce che una volatilità dei titoli bancari simile a quella registrata a marzo porta a una contrazione nell’erogazione di prestiti tale da ridurre la crescita del PIL di qualche decimale, a meno che non venga compensata da interventi politici” hanno segnalato gli esperti di Algebris Investments che, nel complesso, ritengono “che la principale implicazione degli eventi in corso sia l’aumento delle probabilità di un rallentamento economico e di una discesa più rapida dell’inflazione. Ciò significa maggiori rischi di ribasso per le azioni e minori rischi di rialzo per i tassi. Vediamo basse probabilità di stress creditizio, per cui gli aumenti generalizzati degli spread creditizi tra i vari settori rimangono un’opportunità per incrementare il rischio”.

 

Questo, ovviamente, è solo un parere di una delle tante realtà ma serve a capire che oggi dobbiamo assolutamente trovare razionalità e, salvo la gestione delicata dei clienti direttamente coinvolti dalle vicende in corso, con gli altri è importante portare la prospettiva oltre questo “pazzo marzo”.

Condividi

Seguici sui social

Advisor è la prima piattaforma interamente dedicata alla consulenza patrimoniale e al risparmio gestito con oltre 38.000 professionisti già iscritti


Accedi a funzionalità esclusive e migliora la tua esperienza di navigazione


  • Leggi articoli esclusivi
  • Salva le tue news preferite
  • Partecipa ad eventi esclusivi
  • Sfoglia i magazine in anteprima

Iscriviti oggi!

Hai già un profilo? Accedi qui

Cerchi qualcosa in particolare?