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Consulenti e clienti in cerca di una narrazione credibile

4/15/2023 | Francesco D'Arco

Difficile orientare gli investimenti in un momento in cui sembra che nessuno (o pochi) siano in grado di raccontare una storia credibile quando si parla di mercati.


Ormai ogni settimana cerchiamo nei report di gestori e strategist una bussola per gestire nel migliore dei modi questo 2023 che non sembra ancora aver preso una direzione chiara quando si parla di investimenti. Da un lato, come ricorda Alessandro Fugnoli, strategist di Kairos Group nel suo ultimo report settimanale “il Rosso e il Nero” il “mercato obbligazionario è forte perché pensa che la recessione sia quasi inevitabile e che il credit crunch messo in moto dalle crisi bancarie delle scorse settimane non farà che avvicinare il momento in cui le banche centrali saranno costrette a tagliare i tassi. Il mercato azionario, dal canto suo, è forte perché pensa che non ci sarà nessuna recessione e che gli utili continueranno a sorprendere al rialzo. Se poi le banche centrali taglieranno, tanto meglio”.

 

La domanda che si pone Fugnoli, e che si pongono tutti, è “come possono convivere queste due narrazioni?”, considerando che in realtà le narrazioni che si possono trovare leggendo numerosi altri report sono ben più di due, come ha ricordato recentemente Mark Haefele, Global Wealth Management Chief Investment Officer, UBS AG: “Il 2022 è stato un anno difficile per gli investitori, ma c’era una chiara narrativa dominante: l’inflazione era troppo alta e la Federal Reserve (Fed) ha dovuto reagire con una stretta monetaria aggressiva, che ha penalizzato azioni e obbligazioni e ha sostenuto il dollaro. Finora il 2023 è stato un anno decisamente migliore in termini di rendimenti finanziari e l’S&P 500 ha guadagnato il 7% da inizio anno, ma la narrativa del mercato continua a cambiare”. E dato che le decisioni di politica monetaria sono dipendenti dai dati, “è probabile” ricorda Haefele “che nel resto dell’anno il mercato continui a spostarsi da una narrativa all’altra. Per questo motivo, nei prossimi mesi sarà difficile per gli investitori sapere come muoversi”.

 

E l’esperto di UBS si spinge oltre offrendo un quadro che sembra confermare il pensiero di Fugnoli. “Non è mai facile orientarsi sui mercati quando la narrativa continua a cambiare, ma in questo caso le obbligazioni scontano prospettive più pessimistiche rispetto alle azioni, che sembrano aspettarsi un’evoluzione più favorevole” spiega Haefele. “Questa differenza è uno degli elementi principali alla base della nostra preferenza per le obbligazioni di alta qualità rispetto alle azioni. A nostro avviso le azioni non scontano ancora la riduzione degli utili aziendali che dovrebbe verificarsi di pari passo con la svolta della Fed nel corso di quest’anno. Le azioni sono tra le nostre posizioni meno preferite e raccomandiamo di diversificare rispetto ai titoli statunitensi e growth. Le obbligazioni restano la nostra asset class preferita su scala globale e preferiamo i titoli con rating elevato o titoli di Stato, investment grade e sostenibili rispetto all’high yield. Siamo positivi anche sulle obbligazioni dei mercati emergenti”.

 

Insomma di fronte ad un mercato privo di una narrazione chiara diventa ancora più dominante l’interpretazione del singolo. Come orientarsi quindi? Forse la risposta la offre lo stesso Fugnoli quando afferma “non bisogna prestare troppa attenzione alle narrazioni e, nello specifico, al fatto che i bond sembrano ipotizzare una recessione mentre l’azionario sembra escluderla. Uno dei famosi aforismi di Bob Farrell recita che non è la narrazione a fare il mercato, ma è il mercato a fare la narrazione. In altre parole, il mercato non sale o scende perché si convince di una certa tesi, ma sale o scende e poi, a cose fatte, razionalizza il tutto confezionando una narrazione. Nel nostro contesto, dunque, prima bond e azioni salgono e poi si costruiscono una spiegazione”.

 

A questo punto, tornando al ruolo del consulente finanziario, prendo in prestito il pensiero del matematico e filosofo Nassim Taleb che ha evidenziato, in uno dei suoi scritti, che “quel che conta non è quanto sia probabile un evento, ma quanto si guadagni o si perda quando quell'evento accade”. Quindi, parafrasando il pensiero di Taleb, e provando ad applicarlo all’attività dei consulenti, non è importante cercare una narrazione credibile nei mercati, ma non perdere di vista la strada tracciata con il cliente e fare in modo che gli eventi diventino funzionali al raggiungimento della meta finale.

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