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Reti & SGR, rischio "selezione naturale"

1/12/2019

Se le stime saranno confermate il 2019 sarà l’anno della “selezione naturale”, sia per quanto riguarda i consulenti, sia per quanto riguarda le reti, sia per quanto riguarda le SGR.


Lo sapevamo che il 2018 non poteva garantire gli stessi risultati del 2017. Sapevamo che le novità regolamentari e le variabili geopolitiche nazionali e internazionali avrebbero inciso, e non poco, sull’andamento dell’industria della consulenza finanziaria e del risparmio gestito. Quanto tutto questo potesse pesare non era, ovviamente, prevedibile. E in parte non lo è ancora, perché i numeri confermano la forte frenata del settore, ma non permettono di individuare tendenze concrete in merito ai prossimi 12 mesi. Dati alla mano, infatti, ci troviamo di fronte a un’industria del risparmio gestito che, secondo le rilevazioni Assogestioni, deve fare i conti con un crollo della raccolta netta complessiva di oltre il 90% (8,8 miliardi tra gennaio e novembre 2018, contro i 97,4 miliardi del 2017), e con una conseguente ricaduta del patrimonio complessivo del settore che perde il 3% delle masse passando dai 2.089 miliardi del 2017 agli attuali 2.020 miliardi. 

 

Una vera e propria fuga dal gestito confermata anche dai numeri firmati Assoreti che, alla fine di ottobre 2018 (ultimo dato disponibile), registra una raccolta netta complessiva di 27,3 miliardi, in calo del 30% rispetto ai 39,2 miliardi dell’anno precedente, soprattutto a causa del -70% registrato dai prodotti di risparmio gestito che, tra gennaio e ottobre 2018, hanno registrato flussi complessivi per 11,3 miliardi, contro i 34,9 del 2017. Di contro spicca, tra i dati Assoreti, l’exploit dei prodotti di risparmio amministrato che, in 10 mesi, hanno raccolto oltre 14 miliardi di euro, contro i 4 miliardi dell’anno prima. Risultato (e qui emerge il dato positivo del 2018) le masse complessive gestite e amministrate dalle reti monitorate da Assoreti sono cresciute del 2% tra dicembre 2017 e fine settembre 2018 (ultimo dato noto relativamente agli stock dell’industria della consulenza finanziaria, ndr), passando dai 518,5 miliardi dell’anno precedente agli attuali 531,2 miliardi. 

 

Qual è quindi il bilancio del 2018? I numeri mostrano una frenata (prevista), una rimodulazione del portafoglio medio dei clienti, con un incremento del peso dell’amministrato e dei prodotti assicurativi (in linea con i timori che accompagnavano l’avvento della MiFID II), e una complessiva tenuta dell’industria delle reti, che mostrano sul fronte del patrimonio un trend contrario rispetto al sistema (a conferma della capacità di adattamento del settore). Ma non arrivano segnali chiari su quali possano essere i trend del 2019. Se, infatti, le cifre trasmettono ancora fiducia, il nuovo anno parte con una nuvola all’orizzonte che sembra minacciare l’avvento di una tempesta: la prima rendicontazione formato “MiFID II”. Si parla ormai da mesi di 2,5 milioni di clienti pronti a cambiare consulente o banca dopo aver scoperto i reali costi dei servizi ricevuti. Se queste stime saranno confermate il 2019 sarà l’anno della “selezione naturale”, sia per quanto riguarda i consulenti, sia per quanto riguarda le reti, sia per quanto riguarda le SGR.

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