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Reti: clienti in crescita, ma fondi in frenata

1/8/2020

Aumenta il numero di famiglie servite dalle reti. Ma il mondo dei fondi comuni e del risparmio gestito in generale deve fare i conti con un 2019 in calo rispetto all'anno precedente.


Il 2019 è stato un anno a due velocità per l’industria del risparmio gestito e della consulenza finanziaria. Se confrontiamo i numeri registrati l’anno scorso con quanto visto nel 2018 ci troviamo di fronte a una fotografia caratterizzata da “luci” e “ombre”

 

Le luci arrivano principalmente dal mondo delle reti che hanno salutato l’arrivo del 2020 con un incremento sia del numero di consulenti finanziari operativi, sia del numero di clienti serviti: i primi sono cresciuti del 3%, arrivando a quota 23.206 (contro i 22.517 del 2018, fonte: Assoreti), le famiglie servite dalle reti sono invece aumentate di 6,4 punti percentuali, con un incremento di oltre 400.000 unità in dodici mesi (il 2019 si è chiuso con 4,480 clienti). Numeri importanti, soprattutto in un anno in cui tanti si aspettavano una fuga dei clienti a causa della diffusione della rendicontazione formato MiFID II. Probabilmente ad evitare la fuoriuscita delle famiglie ha contribuito la crescente attenzione che il mondo delle reti ha dato, nel corso degli ultimi dodici mesi, al tema della protezione. Non è un caso che a livello di raccolta gli strumenti assicurativi hanno registrato una crescita, anno su anno, di circa 33 punti percentuali, passando dai 7,4 miliardi del 2018, ai 9,9 del 2019.

 

Le ombre arrivano dai dati relativi al risparmio gestito. Non solo dai numeri di Assoreti emerge un calo della raccolta netta di fondi comuni, anno su anno, di circa il 21% (il 2019 si è chiuso con 2,9 miliardi di flussi positivi contro i 3,7 del 2018), ma se guardiamo al bilancio di fine anno rilevato da Assogestioni emerge un calo della raccolta netta dei fondi comuni, tra il 2018 e il 2019, di 65 punti percentuali: alla fine di novembre 2019 i flussi di questi strumenti erano positivi per solo per 562 milioni di euro, contro gli 1,6 miliardi dell’anno prima. 

 

Il quadro che emerge rivela, da un lato, la capacità delle reti di conquistare la fiducia delle famiglie anche in periodi in cui la voglia di investire sembra non essere elevata. Dall’altro il vero impatto che la MiFID II ha portato all’interno dell’industria: non una fuga di clienti spaventati dai costi, ma la necessità di rivedere l’offerta e i modelli di business che regolano i rapporti di partnership tra produttori e distributori. La ricerca di “margini” ha probabilmente inciso sugli equilibri e favorito la diffusione di alcuni strumenti a scapito di altri. Ora serve una riflessione più di lungo periodo che porti tutti gli attori coinvolti a dare nuovo valore ai servizi di “gestione del denaro” in modo da valorizzare sempre di più, sia lato reti, sia lato sgr, la qualità dei servizi messi a disposizione delle famiglie (dei professionisti), lasciando in “secondo piano” il singolo “prodotto”, sempre meno determinante quando si parla di consulenza.

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