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I consulenti e quel decennio "sprecato"

3/10/2018

Dei cambiamenti tra il 2008 e il 2018 li abbiamo visti, ma siamo sicuri che in questi anni sia davvero stato fatto tutto il possibile per valorizzare la consulenza?


“La concorrenza nel mercato del risparmio gestito è destinata a crescere, così come la scala dimensionale necessaria per operarvi con profitto. […] Gli intermediari devono quindi agire su più fronti per recuperare redditività e capacità competitiva: comprimere ulteriormente i costi; realizzare operazioni di aggregazione o iniziative di tipo consortile che consentano di sfruttare sinergie di costo e di ricavo; investire per cogliere efficacemente sfide e opportunità connesse con gli sviluppi del comparto Fintech. Accrescere la trasparenza verso i clienti deve essere visto non come un onere imposto dalla legge o dai regolatori, ma come un fondamentale strumento di competitività”.

 

Questa la fotografia scattata dal Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, in occasione del suo intervento al 24° Congresso Assiom Forex (10 febbraio 2018). Un invito a non subire la MiFID II, ma a prenderla “di petto” assicurando il massimo del servizio e dell’assistenza ai clienti. È giunto il momento di definire in maniera finalmente chiara qual è il ruolo del consulente finanziario nel risparmio italiano, sia esso autonomo o abilitato all’offerta fuori sede. 

 

Affermazioni che richiamano alla memoria un documento di luglio 2008, dal titolo “Fondi Comuni Italiani: situazione attuale e possibili linee di intervento” e frutto dell’attività del Gruppo di lavoro voluto da Bankitalia e Consob, dopo l’entrata in vigore della prima MiFID. Ecco alcune conclusioni di quel rapporto di 50 pagine: 1) “Le principali linee di intervento individuate riguardano la valorizzazione della consulenza finanziaria alla clientela; il miglioramento dell’assistenza alla clientela in assenza di consulenza; l’autonomia delle SGR”; 2) “Lo sviluppo dell’attività di consulenza potrebbe trarre beneficio dalla creazione di piattaforme elettroniche/telematiche, nelle quali sia possibile sottoscrivere o chiedere il rimborso delle quote di fondi comuni direttamente”. Non sono, forse, gli stessi punti toccati da Visco? 

 

Dei cambiamenti tra il 2008 e il 2018 li abbiamo visti, ma siamo sicuri che in questi anni sia davvero stato fatto tutto il possibile per valorizzare la consulenza? Rileggendo quel documento, e ripensando a questo decennio, mi sento di affermare che il valore della consulenza finanziaria, così come è stata definita dalla MiFID I, oggi è più chiaro. Ma forse solo a chi opera nel settore.

 

I timori che accompagnano i dibattiti intorno al pricing spingono a pensare che non sia stato fatto tutto il possibile per fare emergere il ruolo della consulenza nel risparmio, ora il settore ha una seconda occasione per non perdere i clienti riconquistati (l’industria è tornata ai livelli del 2006 con oltre 4 milioni di clienti serviti, dato Assoreti), e andare a strappare nuove quote di mercato al mondo delle banche più tradizionali. Non perdiamola.

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