Marucci (Federpromm): "Il successo delle reti? Merito dei CF"

"Le reti sono cresciute grazie al lavoro dei consulenti, ma la loro crescita professionale è mortificata dalla riduzione dei margini commissionali"
16/10/2018 | Redazione Advisor

Il successo delle reti è merito dei CF non dei modelli organizzativi. Manlio Marucci (nella ftoo), segretario della Federpromm (Uiltucs), interviene nel dibattito sul modello delle reti di consulenti finanziari italiane che ha raggiunto risultati importanti in termini di crescita economica, di rappresentanza, di qualità dei servizi di consulenza offerti ai risparmiatori e di masse gestite. Per il segretario di Assoreti, Marco Tofanelli, le reti sono un modello di riferimento da replicare negli altri paesi della Ue. Che le reti possano costituire un modello, per Marucci è "una forma di wishful thinking dettata sicuramente dalla situazione di vantaggio relativo con cui si sono determinati i rapporti di lavoro in Italia rispetto agli altri paesi che hanno valorizzato invece la figura della consulenza indipendente" .

"Forse è il caso di ricordare – precisa lo stesso Marucci - che tali risultati sono attribuibili grazie alla figura del CF, al suo costante lavoro, ai suoi impegni professionali, alla sua valorizzazione del rapporto fiduciario con la clientela, ai molteplici sacrifici a cui è sottoposto nell’adempiere alla sua funzione di tutore del pubblico risparmio; mentre la sua crescita professionale – in termini di soddisfazione economica - viene mortificata sempre di più con la riduzione dei margini commissionali, a volte anche significativi con l’applicazione dei nuovi parametri dettati dalla normativa MIFD II".

Un paradosso dei paradossi, chiosa Marucci. "Mentre da un lato si richiedono al CF più impegni, più formazione, più responsabilità e più obblighi sul piano degli adempimenti normativi, dall’altro invece si assiste ad un peggioramento del suo tenore di vita e crescita economica; un mix di contraddizioni che a breve farà esplodere il sistema poiché – conclude Marucci – la forza lavoro attualmente impiegata non avrà più le condizioni oggettive di mantenere il suo status e il livello di benessere riconosciuto dai media. Crescerà la precarietà a causa della rigidità degli spazi negoziali con l’intermediario e aumenteranno i ritmi di lavoro nel rispettare gli adempimenti imposti dalla regolamentazione, aumenteranno i costi ricorrenti a suo carico e gli stress socio-psicologici".

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