Banca Generali punta alla leadership nel private banking e prosegue il processo di rafforzamento della rete. La banca del Leone, grazie a innesti mirati e nuovi talenti in arrivo dal sistema bancario e dal private banking (il 70% dei reclutamenti) e, in misura minore, da altre reti e boutiques finanziarie, è passata dalla distribuzione di fondi e gestioni patrimoniali a un modello di consulenti per la protezione patrimoniale a tutto campo, con un'offerta più ricca e una profilazione delle competenze verso l'alto.

L'a.d. Gian Maria Mossa (nella foto), in una recente intervista, ha detto che "nonostante le incognite dei mercati e al fine di un decennio di grande liquidità nel sistema, guardiamo con grande fiducia al futuro, forti di un modello di business che poggia sulla centralità della figura del consulente che, supportato da strumenti innovativi e servizi sempre più distintivi, crediamo continuerà a rappresentare la migliore risposta alle tematiche di protezione e pianificazione patrimoniale per le famiglie".

Mossa ha ricordato che le masse, dal suo arrivo nell'estate del 2013, sono passate da 25,5 a quasi 60 miliardi di euro, di cui il 75% in risparmio gestito, mentre lil titolo a Piazza Affari in dieci anni è parlato da 2,87 a 19,45 euro (più i dividendi distribuiti), per un total return del 925%. La trasformazione della rete tra il 2005 e il 2012 è stata profonda, con l'uscita di oltre mille consulenti con portafoglio "periferici", più che compensata dall'entrata di altrettanti professionisti provenienti da primarie realtà italiane ed estere (compresa Bsi e Credit Suisse) che, accanto ai 1.400 "superstiti", hanno portato la rete a quasi 2.000 unità. In questo modo il portafoglio medio è aumentato da 7 milioni di euro pro-capite (nel periodo pre 2008) agli attuali 30 milioni circa. Anche la clientela è cambiata negli ultimi quindici anni: oggi le masse private (riconducibili ai clienti con oltre 500 mila euro di disponibilità finanziaria) rappresentano il 70% del totale.