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Italia, operatori finanziari negativi sulla crescita

3/5/2019

Solo un 11 per cento circa vede possibilità di miglioramento delle condizioni economiche. I risultati del sondaggio di CFA Italy


Gli operatori finanziari non prevedono un futuro roseo per l’Italia. Il 52% circa ritiene negative le prospettive dell’economia del Paese sui prossimi sei mesi, mentre solo un 11 per cento circa vede possibilità di miglioramento. Al sondaggio, svolto da CFA Italy in collaborazione con Il Sole 24 Ore Radiocor presso i suoi soci tra il 18 ed il 28 febbraio 2019, hanno partecipato 39 intervistati.

Laura Oliva, ceo di ekuota.com (fintech per il financial risk management), spiega che “nel prossimo semestre in Italia ci si attende un ulteriore peggioramento delle condizioni macroeconomiche. Le prospettive dell’economia italiana non sono buone e non lo sono dalla primavera dello scorso anno. Il momento peggiore è stato registrato durante l’ultimo trimestre del 2018, quando le difficoltà relative all’approvazione della manovra economica del governo hanno fatto crollare il CFA Italy Radiocor Sentiment Index, al minimo da oltre 18 mesi”.

“Le preoccupazioni – sottolinea l’esperta - non sono svanite. I listini azionari italiani sono previsti in calo, penalizzati soprattutto i settori auto e meccanica. Inoltre i tassi di interesse italiani a lungo termine sono previsti in aumento”.

Differente è il giudizio sul resto dell' Eurozona, che “è considerata stabile, così come gli Usa. La guerra commerciale innescata dall’amministrazione Trump, ha provocato seri danni all’economia europea e all’export dei principali Paesi. L’export tedesco, in particolare il settore auto, ha subito un pesante ridimensionamento. Il panorama internazionale è molto competitivo. Le politiche aggressive degli Usa influenzano i destini delle relazioni commerciali mondiali. La Cina è il bersaglio principale delle nuove tariffe, ma tutte le economie con vocazione all’export (e tra queste Germania e Italia) sono in difficoltà”.

I Paesi dell’UE “non hanno trovato una difesa comune e si sono divisi per contrastare la minaccia protezionistica, senza riuscire ad attuare politiche efficaci. In questa difficile congiuntura, l’Italia, non ha mostrato nessuna iniziativa in grado di contrastare il trend economico recessivo. L’isolamento dei paesi Ue e l’assenza di iniziative forti per il contrasto delle politiche protezionistiche e la difesa del libero commercio continueranno fino alle elezioni europee”.

“Solo allora – conclude Oliva - vedremo se il nuovo panorama politico avrà la forza e le competenze per irrobustire l’economia dell’Unione nel suo complesso e a porre la stessa UE come interlocutore e mediatore dei conflitti internazionali”.

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