Le criptovalute sono ormai sulla bocca di tutti gli investitori. Ma qual è l'opinione che hanno consulenti e gestori patrimoniali? Considerando che le criptovalute hanno raggiunto una capitalizzazione di mercato pari a circa  3.000 miliardi di dollari nel 2021 prima di scendere a 2.000 miliardi di dollari all'inizio del 2022, è importante capire cosa che ne pensano gli esperti del settore.

 

I risultati di un nuovo white paper targato Cerulli Associates possono dare uno quadro della situazione. Lo studio intitolato Cryptocurrency: Navigating a Frontier Asset Class for Advisors and Asset Managers, suggerisce che quasi la metà dei consulenti indica che si aspetta di utilizzare le criptovalute su richiesta del cliente nel prossimo futuro.

 

Per i consulenti, le criptovalute hanno raggiunto un livello tale che non possono essere più ignorate, e anche i loro clienti - e non solo quelli più giovani - sono probabilmente interessati alle offerte. L'80% dei consulenti finanziari riferisce di ricevere domande sulle criptovalute, mentre solo il 14% usa o raccomanda le criptovalute. Solo il 7% dei consulenti riferisce che attualmente utilizza le criptovalute in base alle proprie raccomandazioni, con un 10% leggermente più alto che riferisce di utilizzare le criptovalute su richiesta del cliente. Nei prossimi due anni, i consulenti si aspettano che l'uso delle criptovalute cambierà: il 45% si aspetta di usare le criptovalute ad un certo punto su richiesta dei clienti.

 

Nonostante il crescente interesse da parte degli investitori, i consulenti rimangono scettici su tale "asset class". "Molti semplicemente non capiscono o non credono nelle criptovalute come investimento", afferma Matt Apkarian, analista senior di Cerulli 

"Gli advisor credono comunemente che la definizione di un investimento implichi l'aspettativa di un ritorno reale. Dato il fatto che le criptovalute non rappresentano rivendicazioni su un flusso di reddito, i consulenti spesso credono che le attività non abbiano la capacità di essere valutate, o che non abbiano aspettative di crescita", aggiunge.

 

Inoltre, i fattori strutturali rendono difficile o impossibile per i consulenti impegnarsi nell'incorporazione delle criptovalute nella loro strategia. Secondo la ricerca, molte aziende non offrono opzioni di investimento per le criptovalute attraverso le loro piattaforme, costringendo i consulenti che vogliono accedere a indirizzare i loro clienti a utilizzare piattaforme esterne. "Questo inibisce i consulenti dall'esercitare la discrezione sulle attività di criptovaluta e pone un onere sul cliente per una parte della loro pianificazione", osserva Apkarian.

 

Altro tema che lascia qualche perplessità riguarda le linee guida normative e fiscali. "I consulenti trovano scarse informazioni dal punto di vista della conformità fiscale e normativa", continua l'analista di Cerulli.

 

Allo stesso tempo, lo sviluppo del prodotto per le criptovalute sta procedendo rapidamente, sia per i prodotti di investimento che per le piattaforme utilizzate per accedere alle criptovalute.

Secondo la ricerca, le organizzazioni focalizzate sulle criptovalute si rendono conto della significativa complessità che si è creata, e alcuni stanno lavorando per sviluppare standard che aiutano gli investitori a comprenderne la complessità. "Ci sarà una ricompensa per i provider di criptovalute che dedicano tempo e risorse alla formazione dei consulenti", commenta Apkarian. "I consulenti devono capire il mondo delle criptovalute, in modo da avere almeno un ragionamento a sostegno del loro punto di vista per non includerle nei portafogli - la semplice mancanza di comprensione delle criptovalute non rende giustizia al cliente nella valutazione delle opportunità di investimento disponibili", conclude Apkarian.