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Reti, tre campanelli dall'allarme da non sottovalutare

7/9/2022

La forza dell'industria della consulenza finanziaria è quella di guardare nel lungo periodo e di non sottovalutare nessun segnale di pericolo. Oggi ce ne sono diversi.


Da anni elogiamo la capacità dell’industria della consulenza finanziaria e del risparmio gestito di affrontare nel migliore dei modi le crisi economico/finanziarie internazionali. E anche ora che le reti dichiarano numeri particolarmente positivi alla fine del primo semestre 2022 la tentazione di abbassare la guardia è forte, ma la forza di questa industria è quella di guardare nel lungo periodo e di non sottovalutare nessun segnale di allarme. E di segnali di allarme nei primi sei mesi dell’anno ne sono arrivati alcuni. Tre in particolare.

 

Il primo riguarda il clima di fiducia dei consumatori che, secondo quanto pubblicato sul Bollettino Economico della Banca d’Italia a luglio, è tornato sotto i 100 punti, vanificando il tentativo di rimbalzo che si era registrato nella rilevazione precedente e allontanandosi dai massimi raggiunti nel 2021 quando si viaggiava intorno ai 120 punti. 

 

Il secondo riguarda la propensione al risparmio delle famiglie italiane. Quello che è sempre stato un dato di cui ci siamo vantati è in continuo e costante calo dal secondo trimestre del 2021. Il rapporto percentuali tra il risparmio e il reddito disponibile lordo delle famiglie consumatrici aveva raggiunto dopo i primi tre mesi dell’anno scorso quota 17%, oggi è sceso al 12%.

 

Il terzo riguarda le possibili future scelte di investimento degli italiani. Secondo una recente indagine condotta dall’istituto di ricerca indipendente Censuswide, e commissionata da Trade Republic, piattaforma di investimento e risparmio, per quanto riguarda le asset class in cui si intende investire in futuro, le criptovalute primeggiano con il 33%, seguite da azioni italiane (22%), fondi comuni di investimento (19%), immobili (18%) e obbligazioni (17%).

 

Tante sono le valutazioni che possiamo fare intorno a questi tre campanelli dall’allarme, tra queste ne segnalo due: una di tipo comportamentale, una di tipo strutturale. 

 

A livello comportamentale cresce la sensazione che tra i clienti si possa generare non il solito “panico” da investimenti, ma l’ansia da prestazione. L’ansia di voler passare indenni dalla crisi attuale. L’ansia di non dover fare i conti con performance negative. L’ansia di perdere occasioni.

 

A livello strutturale il rischio è quello di non guardare ai segnali di sfiducia degli italiani e al desiderio di cercare strade “alternative” ai “tradizionali” investimenti presentandosi a loro con proposte che giudicherebbero inadeguate. 

 

È questo il momento di mostrare la reale capacità del mondo della consulenza finanziaria di guardare oltre i risultati economici di breve periodo e di mantenere fede al patto originale siglato con i propri clienti.

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