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Gestito, Mossa: “Per crescere bisogna guardare all’estero”

8/29/2022 | Redazione Advisor

“Credo che questo sia un business che dovrà affrontare una fase di consolidamento e che dovrà passare fra i grandi player”. Lo spiega l’a.d. e d.g. di Banca Generali


“Credo che questo sia un business che dovrà affrontare una fase di consolidamento e che dovrà passare fra i grandi player. L’Italia è un mercato relativamente piccolo. Per crescere ancora si dovrà guardare all'estero e per farlo bisognerà avere una massa ancora più elevata di quella che oggi ha ciascun player”. Gian Maria Mossa, a.d.e d.g. di Banca Generali, con un’intervista ad Affari & Finanza de La Repubblica, fa il punto sulla situazione dell’industria del risparmio gestito in Italia.

E sui dati Assogestioni che mostrano un deflusso degli ultimi mesi del risparmio gestito dice: “Solo negli ultimi mesi, secondo i dati Assogestioni, si è visto un leggero deflusso, ma oggi è tutto più calmo, lo dicono i numeri. Ormai i clienti del risparmio gestito non si fanno più prendere dall'emotività, anche se sono consapevoli della necessità di ridefinire l'asset allocation”.  

Che fine hanno fatto i cosiddetti asset reali, che erano stati pubblicizzati da molte reti di consulenza compresa la vostra? “Crediamo ancora che l'immobiliare e le infrastrutture siano una buona occasione di diversificazione. Serve però prudenza sui private markets e su strumenti di private equity. I prodotti illiquidi non hanno ancora visto una riduzione del Nay come invece è successo alle azioni. Il rialzo dei tassi ha penalizzato gli investimenti a leva, e di certo il private equity è fra questi, ma non si è ancora scaricato sulle loro valutazioni. Credo che nei prossimi mesi, quando il ridimensionamento sarà avvenuto, ci saranno buone opportunità nel private equity, ma bisognerà farlo con prudenza”.

E su Banca Generali spiega che “noi da cinque anni abbiamo una strategia di diversificazione dei ricavi. La parte core, quella degli utili ricorrenti, continua a crescere tantissimo, con fee di gestione, di consulenza, di brokeraggio e ora di nuovo anche col margine d'interesse. In prospettiva il ruolo delle fee di performance è destinato a scendere e questo garantirà ulteriore forza viste le prospettive di utili sempre più stabili per gli azionisti”.

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