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CF, è il momento di ammettere che "il re è nudo"

9/3/2022

O, se preferite, “non adeguatamente vestito” per affrontare l’inverno. Con questo spirito bisogna preparare i clienti a gestire i prossimi mesi.


Realizzare una previsione sul domani basandosi sulla fotografia dell’oggi è difficile in questa fase.  L’oggi mostra un Pil italiano in crescita in maniera maggiore rispetto a quanto previsto nei mesi scorsi. Nella giornata di giovedì 1 settembre, l’Istat ha rivisto al rialzo le stime sul Pil italiano nel secondo trimestre 2022: secondo i dati aggiornati dei conti economici trimestrali, il prodotto interno lordo, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è aumentato dell'1,1% rispetto al trimestre precedente e del 4,7% nei confronti del secondo trimestre del 2021.

 

Una crescita sostenuta da tutte le componenti della domanda interna, con la sola eccezione della spesa delle Amministrazioni Pubbliche. Superiore alle attese è stata soprattutto la crescita della spese delle famiglie (2,6% rispetto al trimestre precedente, 4,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso). Un aumento che però non riporta la spesa delle famiglie ai livelli pre-crisi e considerando il caro energia e l’inflazione nessuno si aspetta che tale gap venga colmato.

 

Una fotografia dell’oggi così rosea non basta però a generare previsioni sul futuro altrettanto positive. Anzi, per usare le parole del presidente di Confindustria Carlo Bonomi, sono tanti i segnali che spingono a parlare di “terremoto economico”. “Se la Russia dovesse sospendere le forniture di gas avremmo un buco di 4 miliardi di metri cubi che resterebbe scoperto anche con gli stoccaggi nazionali al 90 per cento”, ha recentemente affermato Bonomi che indica come mesi di forte stress “gennaio e febbraio”. Con questa consapevolezza è urgente muoversi per non arrivare “impreparati”.  Insomma “Stiamo affrontando un terremoto economico, il governo può e deve intervenire, non possiamo aspettare due mesi l'arrivo del nuovo governo. L'industria è un tema di sicurezza nazionale”. 

 

Parole forti che accomunano i partecipanti alla 48esima edizione del Forum Ambrosetti che in questi giorni si sta svolgendo nella consueta sede di Villa d’Este di Cernobbio. Già al primo televoto è emerso che il 39% delle aziende si aspetta un impatto rilevante sulla propria attività nel 2022 a causa dell’aumento dei costi dell’energia. Impatto che sarà grave per il 20,3% degli intervistati e molto grave per il 17%. Non solo. Nei prossimi 12 mesi, il rischio di un aumento generalizzato dei prezzi è elevatissimo per 1 azienda su 5. Insomma l’oggi è sereno, ma l’uragano (o il terremoto per usare le parole di Bonomi) è dietro l’angolo.

 

Una preoccupazione che non riguarda ovviamente solo l’Italia ma tutta l’economia internazionale. Soprattutto in seguito alle ormai note parole di Jerome Powell. Il presidente della Federal Reserve, nel suo discorso politico annuale a Jackson Hole, non ha usato mezzi termini: “Più l'inflazione resta alta più sarà un problema", ha affermato, sottolineando l’intento di agire con “determinazione” per contrastare la fiammata dei prezzi e ammettendo senza esitazione che “mentre i tassi di interesse più elevati, la crescita più lenta e le condizioni del mercato del lavoro più flessibili faranno scendere l'inflazione, ci sarà un impatto negativo anche sulle tasche delle famiglie e delle imprese". Insomma sono questi “gli sfortunati costi della riduzione dell'inflazione. Ma un fallimento nel ripristinare la stabilità dei prezzi sarebbe ancora peggio per l'economia”. Una valutazione che, seppur non dichiarata con gli stessi, è condivisa anche dalla BCE.

 

Detto in estrema sintesi si conferma quanto già capito prima dell’estate, siamo al bivio che nessuno avrebbe mai voluto affrontare: quello tra inflazione e recessione. Per chi si occupa di consulenza finanziaria tutto questo significa solo una cosa: fornire ai clienti con onestà e trasparenza la reale fotografia dell’oggi e il quadro degli inevitabili rischi che abbiamo di fronte; rimettere sul tavolo tutti gli obiettivi di breve, medio e lungo termine delle famiglie; e solo a quel punto rivedere, se necessario, la composizione del portafoglio finanziario e le scelte che riguardano l’intero patrimonio del cliente. Il tutto senza fare promesse. Le promesse non pagano nel lungo periodo. Oggi diciamo senza paura al cliente che il “re è nudo”. O, se preferite, “non adeguatamente vestito” per affrontare l’inverno.

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