Sostenibilità: non è la fine di un ciclo
Negli ultimi si è assistito a un proliferare di prodotti ESG guidati dalla crescente domanda da parte degli investitori europei e ai forti sforzi di sviluppo dei prodotti da parte dei fornitori. Il panorama dei prodotti è cresciuto in termini di dimensioni e di specializzazione, con un forte aumento negli ultimi anni delle attività dei fondi comuni di investimento e dei fondi negoziati in borsa (ETF) a carattere ambientale, sociale e di governance (ESG). Questo è quanto analizza l’ultimo studio sul mercato della distribuzione in Europa realizzata da Cerulli Associates e intitolato: “European Distribution Dynamics 2023: Navigating Uncertainty”.
Molti grandi gestori che operano nei mercati europei considerano lo sviluppo di prodotti ESG una priorità strategica primaria per il 2023. Tuttavia, i gestori patrimoniali mostrano delle aspettative di crescita meno ottimistiche per i fondi ESG rispetto agli anni precedenti. A livello europeo, ad esempio, solo l'8% prevede una rapida crescita (superiore al 10%) per i fondi comuni di investimento attivi ESG nei prossimi 12-24 mesi, mentre il 26% prevede una crescita moderata (dal 6% al 10%) e il 58% una crescita lenta (dall'1% al 5%).
In ambito passivo, il 14% degli intervistati prevede una rapida crescita delle attività dei fondi indicizzati ESG nei prossimi 12-24 mesi, il 38% una crescita moderata e il 43% una crescita lenta. Inoltre, il 12% prevede una rapida crescita degli asset degli ETF ESG, il 47% una crescita moderata e il 34% solo una crescita lenta.
"Nonostante l'attenuazione del sentiment di crescita del mercato ESG europeo nei prossimi anni, quasi un terzo dei gestori a livello europeo ritiene che migliorare la propria posizione di leader in ambito ESG sia una priorità strategica", afferma Fabrizio Zumbo, direttore della ricerca europea sulla gestione patrimoniale retail e wholesale di Cerulli.
In effetti, la ricerca di Cerulli evidenzia che la domanda di prodotti ESG resta ben consolidata e che i prodotti tematici sostenibili sono destinati a registrare una forte domanda da parte dei clienti retail nei prossimi 12-24 mesi. I gestori in grado di combinare processi ESG solidi e diversificati con un solido track record, attributi di conformità e narrazioni accattivanti si troveranno in una buona posizione per attrarre flussi verso i loro prodotti ESG.
Ma non è l’unico driver sul fronte distributivo. La survey evidenzia anche come il mondo della distribuzione del sud Europa sia più propenso a investire in fondi passivi e alternativi. La maggioranza (84%) delle banche private spagnole - ad esempio - prevede di aumentare leggermente l'esposizione agli ETF nel portafoglio del cliente nei prossimi 12-24 mesi, anche se solo l'8% prevede di farlo in modo significativo. Inoltre, il 76% prevede un aumento della domanda di ETF in Spagna nello stesso periodo e il 52% prevede un aumento della domanda di fondi indicizzati.
Scenario simile anche in Italia dove più di tre quarti (76%) delle banche private prevede un aumento della domanda di ETF nei prossimi due anni e il 52% prevede un aumento della domanda di fondi indicizzati. Circa l'88% delle banche private italiane prevede di aumentare leggermente l'esposizione agli ETF nel portafoglio del cliente nello stesso periodo, anche se solo il 4% prevede un aumento significativo. Tre quinti (60%) prevedono di aumentare leggermente l'esposizione ai fondi indicizzati nei portafogli dei loro clienti e il 12% prevede di aumentarla in modo significativo.
"La maggioranza delle banche private sia in Spagna che in Italia intende aumentare l'allocazione agli ETF nei portafogli dei propri clienti nei prossimi 12-24 mesi", aggiunge Zumbo. "Le banche private prevedono anche una maggiore domanda di investimenti alternativi in entrambi i mercati nello stesso periodo, quindi vediamo opportunità per i gestori patrimoniali che operano in queste aree".
In Spagna, infatti, il 72% delle banche private prevede un aumento della domanda di strategie immobiliari nei prossimi 12-24 mesi e il 64% prevede un aumento della domanda di prodotti di private equity. In Italia, il 68% delle banche private prevede un aumento della domanda di strategie di private equity e immobiliari nello stesso periodo e il 60% prevede un aumento della domanda di prodotti di infrastrutture e private debt.