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Bankitalia, in tre per stimare le quote del capitale

9/23/2013

Un comitato di esperti per effettuare la valutazione delle quote di partecipazione al capitale di Banca d'Italia, formato da Franco Gallo, Luca Papademos e Andrea Sironi


Un comitato di esperti per effettuare la valutazione delle quote di partecipazione al capitale di Banca d'Italia. A darne la notizia è proprio un comunicato di Via Nazionale, che ha ricevuto dal ministero dell'Economia la delega ad effettuare questa stima. 

 

Il comitato è composto dal professor Franco Gallo, ex presidente della Corte Costituzionale, dal professor Luca Papademos, già vicepresidente della Banca Centrale Europea e primo ministro greco, e dal rettore dell'Università Bocconi di Milano, l'economista Andrea Sironi. 

 

In un'intervista al 'Sole 24Ore', il direttore generale della Banca centrale, Salvatore Rossi, aveva spiegato che il valore complessivo delle quote di Bankitalia non può coincidere con il suo patrimonio netto, che da alcuni è stimato pari a 23,5 miliardi di euro. Questo ammontare, pari alla somma del capitale e delle riserve, non è un dato corretto ai fini di una stima complessiva delle quote, ha spiegato Rossi, perché le riserve sono state accumulate da Via Nazionale attraverso la sua attività tipica, quella di battere moneta. 

 

Con l'avvio del percorso che porterà a una stima ufficiale e accettata da tutti del valore delle quote di Bankitalia, sarà possibile procedere anche a un aggiornamento dell'assetto societario della Banca centrale. 

 

Rivalutare le quote di Bankitalia, inoltre, sarà un'operazione capace di aiutare i bilanci di Stato e banche. L'elenco dei soci comprende le principali banche italiane come Intesa Sp, Unicredit, Montepaschi e Carige. Grandi soci non bancari sono Generali e Inps. Le banche vogliono sfruttare l'operazione per rivalutare le quote di partecipazione che possiedono e rafforzare la loro posizione patrimoniale, rendendo più facile raggiungere i requisiti di Basilea III.Una delle ipotesi allo studio del Tesoro è intervenire sulla scorta di quanto prevede l'articolo 23 del decreto 98/2011. Le banche affrancherebbero fiscalmente il maggior valore attribuito alle quote versando allo Stato un'imposta sostitutiva con aliquota al 16%. L'operazione assicurerebbe allo Stato un gettito cospicuo, forse superiore al miliardo.

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