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Bankitalia punta il dito sugli incentivi ai manager

6/17/2014 | Massimo Morici

Le remunerazioni sono orientate a risultati di breve termine e slegate dai rischi e da indicatori di solidità aziendale, non in linea con gli interessi degli stakeholders


Bankitalia torna a puntare l’indice contro le carenze del sistema creditizio italiano. E lo fa per bocca di Carmelo Barbagallo, capo del dipartimento di vigilanza, che ieri, durante un suo intervento al convegno dell’Abi (qui il testo integrale), l’associazione delle banche italiane, ha evidenziato due tra i principali fattori di instabilità delle banche: consigli di amministrazione inadeguati e assetti organizzativi carenti. "La non chiara distinzione dei ruoli, soprattutto tra le funzioni di supervisione - ha spiegato Barbagallo - e di gestione, può alimentare conflittualità, ingessare la conduzione aziendale, distogliere dagli obiettivi strategici. Figure dominanti a lungo presenti nell’organizzazione indeboliscono la dialettica interna e cedono spazio a scelte avventate, se non a condotte illecite. La gestione inappropriata dei conflitti di interesse inficia la corretta allocazione del credito e altera il rapporto con il territorio". 
 
Non solo. Barbagallo denuncia prassi di remunerazione del management orientate a risultati di breve termine e slegate dai rischi e da indicatori di solidità aziendale, che "creano incentivi non in linea con quelli degli stakeholders (azionisti, creditori, depositanti). Le lacune del primo livello decisionale spesso si accompagnano a inefficienze nella struttura aziendale e nei livelli intermedi: flussi informativi incompleti e intempestivi, ruolo poco incisivo delle funzioni di audit, compliance e risk management".
 
Parlando, infine, dello stretto rapporto con il territorio e il sistema produttivo, Barbagallo ha sottolineato come questo intreccio "di per sé virtuoso e che, anzi, ha rappresentato un valido argine contro una certa deriva della finanza a elaborare prodotti strutturati, estremamente complessi e sempre meno legati ai bisogni degli imprenditori", nasconde però "insidie anche in relazione all’evoluzione più profonda che si prospetta nel sistema delle relazioni banca - impresa nel nostro paese".
 
Nel dettaglio, secondo Barbagallo "il possesso di quote di capitale nelle imprese da parte delle banche, e viceversa nelle banche da parte delle imprese, è un fenomeno in sé non negativo", anche se "è necessario un sistema di contrappesi che equilibri il meccanismo degli incentivi e ponga un argine ai conflitti d’interesse e al pericolo di uno sviamento del credito rispetto all’effettivo merito di credito dei prenditori. I legami partecipativi non devono distorcere le scelte di affidamento o ritardare l’emersione delle difficoltà dei debitori". La morale, per il capo della vigilanza di Bankitalia, è alla fine una:  "Capitale adeguato e buona governance sono entrambi capisaldi essenziali di una sana gestione: una buona governance attrae capitale, una cattiva lo disperde". 

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