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Banche: in arrivo una nuova stagione di licenziamenti

6/1/2016

Il governatore di Bankitalia chiede azioni ancora più determinate e tempestive di contenimento dei costi. Levata di scudi contro la proposta da parte dei sindacati


Chiudere ancora più sportelli e tagliare ulteriori posti di lavoro. È una cura da cavallo quella chiesta agli istituti di credito da Ignazio Visco (nella foto), governatore di Banca d’Italia, durante la presentazione della relazione annuale 2015 che si è tenuta ieri a Roma presso la sede di Via Nazionale. Visco ha parlato soprattutto delle banche in difficoltà, per le quali saranno “indispensabili azioni ancora più determinate e tempestive di contenimento dei costi”. Le ripercussioni sui dipendenti “potranno essere attenuate anche grazie al recente ampliamento della possibilità di accedere alle prestazioni del fondo di solidarietà di settore”.

La proposta del governatore non è piaciuta ovviamente ai sindacati dei bancari, pronti a guidare una nuova alzata di scudi. "Il Governatore dimentica che negli ultimi anni sono usciti su base volontaria, attraverso i prepensionamenti, 48.000 lavoratori bancari e se qualcuno ha in mente, compresi i gestori del Fondo Atlante, di iniziare la stagione dei licenziamenti, troverà pane per i suoi denti. Al primo licenziamento alzeremo le barricate e bloccheremo il settore, come già fatto per rinnovare il nostro contratto nazionale" ha detto Lando Maria Sileoni, segretario generale Fabi, sindacato di maggioranza dei bancari.

Riguardo alle aggregazioni in corso, Visco ha notato come il processo vada accelerato in particolare per le banche più piccole “dove i problemi per gli alti crediti deteriorati, dalla scarsa diversificazione dei ricavi e dalla necessità di adeguarsi agli sviluppi della tecnologia, potranno essere acuti". Visco ha chiesto, in particolare, di impostare "per tempo" le aggregazioni. “È necessario procedere speditamente in questa direzione, superando vecchie logiche di mero presidio del territorio che hanno sovente contribuito ad acuire, anziché attenuare, le difficoltà dell'economia reale e delle stesse banche".

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