È ufficiale, le banche devono cambiare pelle: avvicinarsi sempre di più al risparmio gestito, investire nell'innovazione e lasciare spazio a canali di finanziamento all'economia reale alternativi al sistema bancario. A indicare questa evoluzione del mondo delle banche è stato il Governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco (nella foto) in occasione delle Considerazioni finali dello scorso 31 maggio. 

 

"Negli ultimi anni i profitti [delle banche] sono stati compressi dalla necessità di svalutare in bilancio i crediti che si andavano deteriorando; le rettifiche sono state pari a 120 miliardi nel quadriennio 2012-15" ha dichiarato Visco che, pur ammettendo che con la ripresa economica l’incidenza di questo fattore si sta ridimensionando, ritiene che le banche debbano ora fare i conti con nuovi ostacoli quali "i bassi margini di interesse, la necessità di ridurre la leva finanziaria, il calo dei prezzi di alcuni servizi connesso con le innovazioni tecnologiche e la maggiore concorrenza". 

 

E proprio sul tema tecnologia il Governatore della Banca d'Italia si è spinto oltre sottolineando che "lo sfruttamento più intenso della tecnologia, a partire da un maggiore sviluppo della digitalizzazione, consentirebbe significativi risparmi di costo nell’offerta di servizi tradizionali e standardizzabili". Anche perché nella classifica pubblicata lo scorso febbraio dalla Commissione europea, il nostro paese è ancora al ventitreesimo posto in Europa nell’utilizzo dell’e-banking e "l’ampio divario tra banche di diversa dimensione mostra che vi sono margini per ulteriori progressi: la quota di famiglie che ha accesso ai servizi a distanza è infatti pari a quasi il 60 per cento per i primi cinque gruppi, al 45 per le banche piccole e appena al 35 per le minori" ha spiegato Visco che crede sia utile investire nell'innovazione per liberare risorse da investire "per riorganizzare la presenza sul territorio, concentrando i punti fisici di contatto con la clientela in un numero contenuto di dipendenze specializzate nell’offerta di servizi a elevato valore aggiunto, come quelli di finanza aziendale per le imprese e di gestione del risparmio per le famiglie".

 

Un chiaro invito a puntare in maniera significativa sulla consulenza finanziaria e sul risparmio gestito, magari a discapito della tradizionale attività di finanziamento alle imprese che per Banca d'Italia può essere oggi svolta anche da canali di finanziamento dell’economia alternativi a quello bancario. 

 

"Sebbene in Italia l’intermediazione non bancaria resti decisamente meno sviluppata che in altri paesi, le iniziative recenti, volte a favorire i fondi di credito, l’erogazione di prestiti da parte dei veicoli di cartolarizzazione, il finanziamento delle imprese attraverso minibond e un ruolo più attivo delle assicurazioni, stanno stimolando una maggiore dinamicità del mercato" ha affermato Visco che ha annunciato una consultazione firmata Banca d'Italia per avvicinare i fondi esteri all'economia reale. Il processo di finanziamento 'alternativo' alle imprese "sarà rafforzato dalle misure europee per l’unione dei mercati dei capitali. Muovendo in questa direzione, porremo a breve in consultazione le norme che consentiranno ai fondi esteri di concedere finanziamenti in Italia" ha concluso il Governatore. 

 

Ormai è quindi ufficiale le banche sono pronte ad aggredire ulteriormente il mondo della consulenza e del risparmio gestito, investendo sulla tecnologia e cedendo, se serve, parte del business del finanziamento alle imprese al mondo dei fondi. Una buona notizia per questi ultimi, ma un avvertimento chiaro per le reti: i "cugini" bancari sono pronti al contrattacco.